Sinner, una maturità da numero uno del mondo

Sinner, una maturità da numero uno del mondo

È arrivato in finale in un altro Slam, alla fine di mesi difficilissimi tra l’infortunio all’anca e il peso dell’accusa di doping dal quale si è liberato solo due settimane fa. Una situazione che avrebbe logorato chiunque, non il numero uno del mondo Jannik Sinner: domani sarà in campo a New York contro uno dei beniamini di casa, Taylor Fritz (che ha battuto Frances Tiafoe in cinque set), per vincere gli Us Open. E conquistare, a 23 anni appena compiuti, il secondo trofeo tra i quattro supremi, dopo quello (indimenticabile) di Melbourne nello scorso gennaio.

Un predestinato, l’abbiamo già scritto. Da oggi è il primo italiano ad arrivare in finale a Flushing Meadows (nel maschile… nel femminile memorabile il derby vinto da Flavia Pennetta contro Roberta Vinci nel 2015), dopo la semi contro il britannico Jack Draper e soprattutto dopo la battaglia ai quarti con Daniil Medvedev che nell’ultimo scontro diretto l’aveva sconfitto a Wimbledon. Ma Sinner, dopo questo torneo orfano di Carlos Alcaraz e del campione in carica Novak Djokovic (usciti subito, a sorpresa), è qualcosa di più: un giocatore capace di gestire le difficoltà anche fuori dal campo – continuando peraltro a fare risultati importanti, come dimostrano la semifinale a Parigi e il 1000 vinto a Cincinnati – con grande maturità e prendendo decisioni anche dolorose come quella del licenziamento del fisioterapista Gianluca Naldi e del preparatore atletico Umberto Ferrara (che pure tanta parte hanno avuto nella costruzione del suo percorso), responsabili delle tracce della sostanza dopante Clostebol nel proprio fisico. Una presenza accidentale, come dimostrato dai legali e ratificato dall’Itia (International Tennis Integrity Agency). Il volto cupo di Sinner degli ultimi mesi, la pesantezza fisica hanno lasciato il posto pian piano sempre più, nel cammino di NY, a una ritrovata grinta e alla sua abituale strepitosa agilità. Persino a qualche sorriso.

La partita

Il match con Draper, numero 25 del mondo, coetaneo e amico di Sinner (hanno giocato il doppio assieme a Montreal), si è risolto in tre set, due dei quali combattuti come dice anche il punteggio (7-5, 7-6), poi nel terzo l’azzurro ha chiuso i conti 6-2. E tuttavia la superiorità di Jannik è risultata evidente nei momenti che contano, così come l’inesperienza del britannico (alla prima semifinale di uno Slam), inconcludente e falloso (dieci doppi falli!) quando si presentavano buone occasioni. Anche l’azzurro ha sbagliato molto, soprattutto di dritto, ma ha gestito negli scambi lunghi (puntuale, arrivava l’errore dall’altra parte del campo) e alzato il livello quando serviva. Il tiebreak del secondo set è stato impressionante sin dal primo punto sulla battuta di Draper, poi due prime di servizio l’hanno portato sul 3-0 e in un attimo è andato avanti 5-1, con l’avversario in disarmo, psicologicamente piegato. È il 15° tiebreak sugli ultimi 16 giocati che Sinner porta a casa. A fare la differenza, tra i due, anche la preparazione fisica: Draper è uscito dal campo più morto che vivo, ha vomitato, ha cambiato le scarpe zuppe per l’umidità. Nessuno avrebbe scommesso un penny sulla sua capacità di ribaltare la partita, in svantaggio di due set. Sinner invece ha superato anche il dolore al polso sinistro, dopo una caduta che ha messo in allarme i tifosi. 

Verso la finale

Adesso c’è il californiano Taylor Fritz, 26 anni, oggi (dopo il percorso a Ny) numero 7 del mondo. È approdato alla sua prima finale Slam dopo aver sconfitto anche il numero 2  Alexander Zverev nei quarti, e prima ancora Ruud e Berrettini. Il cemento ne esalta il gioco potente e il servizio devastante (16 aces ai danni di Tiafoe). I precedenti con Sinner sono solo due, una vittoria ciascuno a Indian Wells (dove Fritz trionfò nel 2022). Facile immaginare che l’italiano avrà due avversari: il pubblico sarà incontenibile, l’ultima volta che un americano ha vinto un major è accaduto 21 anni fa, quando Andy Roddik portò a casa proprio gli Us Open (contro Juan Carlos Ferrero). L’appuntamento è domenica alle 20.

Fonte: Il Sole 24 Ore