Siria, armi chimiche: l’intelligence Usa monitora i siti per timore di attacchi
Le agenzie di intelligence statunitensi continuano a monitorare dai satelliti con molta attenzione i siti di stoccaggio di armi chimiche in Siria, alla ricerca di indicazioni che le forze fedeli al presidente Bashar al-Assad possano impiegarle contro i ribelli che hanno preso Damasco.
Secondo le agenzie americane, il regime di Assad ha mantenuto scorte limitate di armi chimiche, tra cui munizioni caricate con l’agente nervino Sarin, e c’è una crescente preoccupazione che il governo possa impiegarle come parte di un ultimo disperato tentativo per mantenere il potere, hanno affermato i funzionari Usa.
Il regime di Assad ha ripetutamente utilizzato armi chimiche, tra cui agenti nervini e gas contro i ribelli e il suo stesso popolo durante i 13 anni di guerra civile, secondo le valutazioni degli osservatori dei diritti umani, degli Stati Uniti e di altri.
L’amministrazione Biden ha chiarito negli ultimi giorni che gli Stati Uniti non hanno intenzione di intervenire per influenzare l’esito della guerra, né a sostegno dei ribelli né di Assad. Il timore dei paesi arabi alleati degli Stati Uniti è che la presa del potere da parte dei ribelli possa facilitare l’ingresso dei terroristi nell’area. Una linea condivisa anche dal presidente eletto Donald J. Trump, che ha scritto in un post sulla sua piattaforma social, Truth Social: «La Siria è un disastro, ma non è nostra amica, e gli Stati Uniti non dovrebbero avere nulla a che fare con questa. Questa non è la nostra lotta. Lasciate che si svolga. Non fatevi coinvolgere!»
Le agenzie di intelligence statunitensi prevedevano che i ribelli avrebbero potuto raggiungere la periferia di Damasco nel giro di pochi giorni. Gli eventi sono precipitati. E l’avanzata contro tutte le aspettative è stata più veloce del previsto. Il governo Assad è crollato perché molte delle forze a lui fedeli si sono dimostrate riluttanti a combattere e hanno preferito lasciare campo libero ai ribelli.
Fonte: Il Sole 24 Ore