Smart working anche nell’ex Ilva, coinvolgerà 2.200 dipendenti
Debutta anche in Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria lo smart working. L’ex Ilva è probabilmente tra le ultime aziende a ricorrere al lavoro agile, che non è stato applicato nemmeno nel 2020 e nel 2021, gli anni cruciali della pandemia. In quegli anni, su intervento della Prefettura di Taranto, si stabilì infatti un tetto massimo di lavoratori, diretti e delle imprese appaltatrici, autorizzati ad entrare ogni giorno in fabbrica la cui produzione é a ciclo integrale.
L’accordo sullo smart working è stato raggiunto il 9 dicembre in un incontro a Roma tra le sigle sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm e Usb e Acciaierie d’Italia. A livello di gruppo saranno 2.200 dipendenti su circa 10mila, l’applicazione sarà sperimentale e riguarderà il periodo 1 gennaio-31 dicembre 2025. Le figure interessate saranno dirigenti, impiegati e addetti alle aree staff, dirette e indirette. Non operai dunque. Non c’é ancora una stima su quanti a Taranto – lo stabilimento principale di Acciaierie – saranno coinvolti nello smart working. Ci sarà un incontro in sede locale per precisare i numeri. L’accordo prevede che si possano fare quattro giorni al mese lavorando da casa. L’adesione è su base volontaria, ma i giorni andranno comunque concordati con l’azienda.
Lo smart working è un capitolo dell’accordo sulla cassa integrazione straordinaria firmato dalle parti a luglio scorso, quando fu stabilito un tetto massimo di 4.050 dipendenti in cassa per un anno, di cui 3.500 a Taranto. L’attuale consuntivo della cigs offre però numeri più bassi. Secondo quanto comunicato dai sindacati, in cassa sono 2.850 unità di cui 2.300 a Taranto. Oltre allo smart working per avere flessibilità, nell’intesa di luglio Acciaierie e sindacati convennero anche sull’integrazione economica della cassa da parte di AdI per assicurare ai dipendenti una copertura pari al 70 per cento dello stipendio; l’erogazione di una tantum per il welfare per rimotivare il personale; la rotazione dei lavoratori in cassa, escludendo da quest’ultima “i dipendenti addetti alle attività di manutenzione e alla sorveglianza delle attività connesse alla sicurezza e all’ambiente, quando direttamente impegnati in specifici programmi di manutenzione, sorveglianza e alle attività legate al piano di ripartenza”. Nell’accordo inserito anche un piano di formazione e riqualificazione professionale dei dipendenti orientato su “Alfabetizzazione informatica”, “Processo produttivo forni elettrici” e Domiciliazione digitale”.
Sulla corresponsione dell’una tantum, non c’é ancora una definizione perché mancano i dati produttivi di dicembre – a fine novembre, con due altiforni in marcia, l’1 e il 4, Acciaierie ha prodotto 1,7 milioni di tonnellate di acciaio -, ma l’azienda ha comunque assicurato la corresponsione a gennaio con pagamento il 12 febbraio. Acciaierie, dicono le sigle metalmeccaniche, ha infatti parlato di “possibile raggiungimento dell’obiettivo di primo livello previsto nell’accordo di luglio per l’erogazione del premio di risultato nel mese di gennaio 2025”. Quest’anno, infatti, Acciaierie dovrebbe chiudere con una produzione intorno ai 2 milioni di tonnellate.
Fonte: Il Sole 24 Ore