Soldi ai partiti, Fratelli d’Italia prima con 26 milioni. Per la Lega record di erogazioni liberali
A dieci anni dall’abolizione del finanziamento pubblico della politica i partiti continuano la loro ricerca di risorse per alimentare le proprie macchine organizzative. La cura dimagrante di personale e sedi ha permesso alla maggior parte dei bilanci di uscire dalle zone pericolose del disavanzo. Ma il carburante non è mai abbastanza. Lo dimostra il tentativo maldestro di cambiare l’intero sistema del 2 per mille (la quota dell’Irpef che il contribuente può destinare al sostegno dei partiti) con un emendamento del governo al decreto Fisco dello scorso novembre: l’obiettivo era quello cambiare la normativa in modo da destinare alle forze politiche anche la quota di chi non esplicita la scelta (l’inoptato che oggi rimane nelle casse dello Stato diversamente da quanto accade invece per l’8 per mille destinato alle confessioni religiose).
Un movimento da cento milioni di euro
Sul provvedimento, come noto, è arrivato l’altolà del Quirinale e non se ne è fatto più nulla. Per ora. In compenso è salito di 4,691 milioni nel 2024 il tetto di spesa delle risorse che provengono dalla destinazione volontaria del due per mille dell’Irpef. Ci sono poi altri due “affluenti”: le quote associative e le erogazioni liberali (che sono per la gran parte versamenti fatti dagli eletti al proprio partito). E, infine, va citata una quarta risorsa, stavolta pubblica, che però è di natura diversa: si tratta delle fondi riservati ai gruppi parlamentari che sono riservati alle attività istituzionali e non alle iniziative di partito. La somma complessiva restituisce un numero tondo: circa 100 milioni complessivi per l’anno 2023. Più di un quarto (26 milioni di euro) appartiene a Fratelli d’Italia grazie ai 14 milioni di euro assicurati ai gruppi di Senato e Camera (i più numerosi nell’attuale Parlamento).
Duexmille: scelte in crescita
Il due per mille è un meccanismo che continua a portare sempre più ossigeno alle casse dei partiti. Nelle dichiarazioni dei redditi del 2024 (anno d’imposta 2023) i contribuenti hanno destinato col due per mille una cifra pari a 29,79 milioni di euro (+23,8% sull’anno precedente). Per avere un termine di paragone, nell’edizione del 2015 erano stati erogati ai partiti 11,7 milioni di euro. Il Partito democratico continua a guidare la graduatoria e ha superato il tetto di 10 milioni di euro con 628.782 contribuenti che hanno scelto il partito guidato Elly Schlein. Al secondo posto Fratelli d’Italia che, dopo il balzo dello scorso anno (sfruttando la corrente ascensionale che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi passò da 3,132 a 4,807 milioni di euro) continua a crescere anche se a un ritmo più moderato: è stato scelto da 382.457 contribuenti con un 5,658 milioni di euro. Completa il podio il M5s (239.240 cittadini con un importo spettante pari a 2,7 milioni). Se si sommano i numeri dei due soggetti in cui è stata divisa amministrativamente la Lega (la “vecchia” Lega Nord per l’Indipendenza della Padania e la nuova “Lega per Salvini Premier”) il quarto posto spetta al movimento guidato da Matteo Salvini (1,62 milioni di euro).
Quote associative ed erogazioni liberali
Un’operazione di addizione va fatta anche per ricostruire il valore complessivo di quote associative ed erogazioni liberali della galassia leghista. La Lega vanta il primato alla voce dei contributi volontari: oltre 9 milioni di euro (mezzo milione arriva dal vecchio Carroccio) con la rete di “Leghe regionali” che raccoglie 4,2 milioni di euro. Un lungo elenco di contributori in cui a deputati e senatori si alternano a numerose società. Il primo partito di maggioranza, Fratelli d’Italia, raccoglie una somma maggiore per quote associative (2,878 milioni di euro) rispetto all’alleato di Governo ma le erogazioni liberali si fermano sotto quota 4 milioni di euro. Comunque un livello doppio rispetto alla principale forza di opposizione: da eletti e sostenitori il Pd ha ottenuto meno di due milioni (1,873). Cifra lontana dagli alleati-avversari del Movimento 5 Stelle (3,2 milioni) che però non può contare su quote annuali (e per questo perde terreno nella graduatoria complessiva). Nel 2023 Forza Italia ha incassato complessivamente contribuzioni per 2 milioni di euro: 700mila euro sono arrivati dalla famiglia Berlusconi (100mila a testa da ciascuno dei cinque figli di Silvio Berlusconi, altrettanti dal fratello Paolo e da Fininvest).
Il contributo ai gruppi parlamentari
Come detto, c’è una quarta fonte di finanziamento alla politica: il contributo ai gruppi parlamentari. Va detto che si tratta di risorse riservate a soggetti giuridici diversi rispetto al partito (i gruppi parlamentari devono presentare una propria rendicontazione annuale) e che hanno un vincolo di destinazione (attività istituzionali). Ma la “casa madre” è identica e permette di sommarle alle altre voci per arrivare a un totale complessivo. I fondi sono distribuiti in base alla consistenza numerica dei gruppi: Fratelli d’Italia, quindi, spadroneggia con 14,191 milioni tra Camera e Senato. Il Pd è lontano con 8,855. Il podio si chiude con 7,3 milioni di euro. Se si guardano a tutte le voci, Fratelli d’Italia è stato nel 2023 primo partito nelle urne ma anche nei contributi: 26,711 milioni di euro. Segue il Pd, unico sopra i 20 milioni. La Lega è leggermente sotto. A vincere la sfida centrista tra gli ex alleati Azione e Italia viva è la prima: 3,5 milioni per la formazione di Carlo Calenda contro i 3,1 milioni della creatura di Matteo Renzi.
Fonte: Il Sole 24 Ore