Sorpresa a San Siro: il derby è del Milan, l’Inter in Gabbia. Salvo Fonseca

Cuore e orgoglio vanno bene, ma ora servono altre conferme. E serve che Ibrahimovic, al posto di raccontar fiabe, si metta finalmente a lavorare. «Sono io il boss», ha detto. Bene, che lo faccia, ma non da remoto con bermuda e infradito come ha fatto finora.

Ancora una citazione per Gabbia, decisivo anche nel chiudere con una scivolata una conclusione a colpo sicuro del solito Dimarco, in precedenza autore con un angolato rasoterra del momentaneo pareggio nerazzurro (27’).

Le crepe dell’Inter, dicevamo. Sì, ce ne sono state diverse. Una tattica, dovuta all’incapacità di reagire all’aggressività rossonera. La seconda di scarsa tenuta mentale e fisica. Nella ripresa, davanti alle folate del Milan, l’Inter è crollata. Il punteggio poteva essere più severo. C’è qualcosa che non va. Lo si era già visto col Monza, dove non aveva brillato. Forse il pensiero della Champions, e la straordinaria partita col City, l’hanno mentalmente prosciugata facendola arrivare in riserva al derby. Dopo Fonseca, ora toccherà a Inzaghi entrare nel pensatoio.

La Roma di Juric travolge l’Udinese

Un’altra sorpresa arriva dall’Olimpico. Qui la «scossa», cioè il cambio in corsa alla guida della Roma di Daniele De Rossi con il croato Ivan Juric, ha funzionato. La Roma infatti riparte con una squillante vittoria sull’Udinese (3-0) che almeno per un giorno placa polemiche e contestazioni. Acuite dalle dimissioni, proprio alla vigilia del match, di Lina Soulouku, l’amministratrice delegata della società giallorossa finita nel mirino dei tifosi dopo l’esonero di De Rossi. La decisione della manager, già sottoposta a misure di tutela dalle forze dell’ordine, è scaturita proprio dal clima esasperato che grava intorno alla squadra. Il successo sull’Udinese, comunque seconda classifica, permette ai giallorossi di conquistare i primi tre punti consolidando la posizione di Juric. Una prova d’orgoglio, quella della Roma, guidata dalla coppia Dovbyk -Dybala. Sono loro a firmare i primi due gol (su rigore quello dell’argentino), mentre il terzo è di Baldanzi. Il tutto però in un contesto irreale, con la curva Sud rimasta deserta per oltre mezz’ora. Juric è stato bravo a non farsi travolgere da una situazione quasi esplosiva. Ma per il momento è solo una tregua.

Il Toro rimane al comando

La terza sorpresa della quinta giornata è che il Torino rimane capolista a quota 11 davanti a Napoli e Udinese (10). Se lo merita anche se la vittoria sul Verona (3-2) è stata di misura. Una vittoria risicata, come le altre due, che però indica un punto non secondario: e cioè che i granata sanno gestire fino in fondo le partite. Quello che poi traspare, nella squadra di Paolo Vanoli, è un clima di unità e serenità che le permette di superare ostacoli non banali. Si respira aria buona, insomma, in un gruppo che ha trovato, oltre ai gol di Zapata, un regista di personalità come il giovane Samuele Ricci, già brillantemente entrato nel giro della nazionale. Che dire? Sognare un posto in Europa non è vietato. Intanto martedì c’è l’incrocio contro l’Empoli in Coppa Italia, poi vedremo se dai sogni si passerà alla realtà.

Fonte: Il Sole 24 Ore