Sotto il mezzo milione di veicolo la produzione di Stellantis in Italia, il 2024 è l’anno nero dell’auto
Una produzione calata del 36,5% sul 2023, sotto la soglia del mezzo milione di veicoli, meno di 300mila se si guarda alle sole autovetture, un dato, quest’ultimo, che riporta indietro l’orologio agli Anni Cinquanta e che evidenzia una contrazione superiore al 45%. Il quadro della situazione degli stabilimenti di Stellantis disegnata dal Report curato dalla Fim Cisl è assai complesso, con cali che vanno dal 21% di Pomigliano a oltre il 70% per i poli di Mirafiori e di Modena, con periodi di chiusura prolungati per tutte le fabbriche italiane del Gruppo.
“Il calo dei volumi è significativo in tutti gli stabilimenti, Atessa, dove si realizzano i veicoli commerciali, registra una contrazione più limitata, del 16%, dunque regge meglio ma in termini assoluti parliamo di 38mila veicoli commerciali in meno rispetto al 2023” sottolinea il segretario nazionale della Fim Cisl Ferdinando Uliano.
L’andamento della produzione negli stabilimenti Stellantis in Italia, tutti con volumi in negativo rispetto al 2023, si è aggravata nel corso del secondo semestre dell’anno con oltre 20mila lavoratori in cassa integrazione o con contratti di solidarietà nel corso dell’anno appena trascorso, in media uno su due.
E se il 2024 si conferma come l’anno nero per l’automotive in Italia, il 2025 non sarà migliore. “Solo nel 2026 si sentirà l’effetto della risalita dei volumi, con una crescita stimata da Stellantis del 50% della produzione, un dato che di fatto ci riporta ai volumi del 2023” fa notare Uliano che ripercorre gli ultimi mesi dell’anno scorso, dallo sciopero del 18 ottobre al mancato incontro con Carlos Tavares, fino alle dimissioni dell’amministratore delegato e all’incontro del 17 dicembre, “durante il quale il precedente piano industriale è stato irrobustito, a cominciare dall’assegnazione a Pomigliano della piattaforma Small per la futura produzione di modelli di auto compatte” sintetizza il segretario dei metalmeccanici della Cisl.
Restano però aperte molte questioni, a partire dalle incognite sui volumi, i tempi dei nuovi lanci fino alle incertezze sul futuro di Termoli e del progetto di Gigafactory in Italia.
Fonte: Il Sole 24 Ore