Spada: lavorare insieme per una politica industriale pragmatica
La difficile congiuntura economica, la politica industriale Ue e la Legge di Bilancio. Questi alcuni dei punti centrali della lettera che Alessandro Spada, presidente di Assolombarda, ha inviato agli imprenditori del territorio.
Spada rivendica i risultati raggiunti dalle imprese di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia: «Un territorio che esprime un modello industriale strutturalmente solido, fondato su qualità, innovazione e diversificazione dei prodotti, e con una forte proiezione internazionale». «Il 2025 – avverte – sarà un anno particolarmente complesso». Evidente «la mancanza di una politica industriale di lungo periodo, pragmatica e visionaria, a livello Ue e nazionale. L’Europa della precedente legislatura ha avallato e costruito l’impianto regolatorio per autodistruggere il suo, e quindi nostro, fiore all’occhiello: l’auto. Un’industria che rappresenta fino al 7% del Pil Ue». Per Spada occorre «eliminare le multe ai produttori europei per gli obiettivi non raggiunti nell’elettrico dal 2025 ed eliminare lo stop al motore endotermico al 2035». C’è bisogno di «una Ue più industriale di quella che abbiamo visto negli ultimi anni». Spada cita poi i principali appuntamenti della legislatura europea: la Bussola della competitività e la Relazione annuale sul mercato unico, il Clean Industrial Deal per una decarbonizzazione competitiva, il pacchetto Omnibus per la semplificazione normativa a vantaggio delle imprese, in particolare sui temi della sostenibilità. «Con questi tre appuntamenti capiremo la direzione che vorrà prenderà la nuova legislatura. Attendiamo che l’Agenda Draghi sia messa in atto». E veniamo alla Legge di Bilancio 2025: «Siamo soddisfatti – dice – solo in parte: bene l’aver reso strutturale il taglio del cuneo fiscale, siamo soddisfatti che ci abbiano ascoltati e non abbiano inserito la norma sui revisori Mef nelle aziende. Su altri aspetti, che incidono sulla politica industriale del Paese, ci aspettavamo di più. Transizione 5.0 viene, almeno in parte, semplificata. Apprezziamo le modifiche, resta però vivo il timore della difficoltà di utilizzo della misura visti i tempi stretti e una complessità di fondo. Anche per questo, pur consapevoli della difficoltà tecnica, continueremo a richiedere di usare parte delle risorse destinate a Transizione 5.0 per rifinanziare Industria 4.0 che, proprio in questa Legge di Bilancio, viene compromessa. Il credito d’imposta 4.0, infatti, avrà una copertura di soli 2,2 miliardi per il 2025 contro i più di 6 miliardi che vengono utilizzati normalmente. Ma non solo, viene eliminato dal beneficio il software. Una scelta in controtendenza proprio oggi che siamo chiamati a puntare su Intelligenza artificiale, dati, cybersecurity». Sull’Ires premiale Spada aggiunge: «Il Governo ha accolto la nostra richiesta. Ma, rispetto alla proposta di Confindustria, la versione finale richiede alle imprese di rispettare numerosi e stringenti requisiti, che nulla hanno a che fare con l’obiettivo della misura stessa. Tra questi requisiti, per esempio, la rinuncia alla cassa integrazione per il biennio 2024/25 e il fatto che gli investimenti non debbano essere inferiori al 24% degli utili d’esercizio in corso al 2023. Temiamo che la misura sia meno efficace». Occorre «lavorare tutti insieme – a livello nazionale ed Ue – per definire una politica industriale pragmatica e di visione, con regole certe, snelle e stabili nel tempo, per scongiurare in ogni modo possibile il rischio di declino della nostra potenza industriale».
Fonte: Il Sole 24 Ore