Spalletti vara l’Italia anti-Svizzera: Fagioli in regia e tanto giallorosso in più
Berlino – Si cambia. Ancora. Per volontà e necessità. Per cercare un’Italia diversa e migliore e quindi (questo il sillogismo spallettiano) quei quarti di finale che darebbero senso compiuto non solo al torneo continentale, ma anche all’ancor breve (non va dimenticato) stagione azzurra del tecnico di Certaldo. Il sogno è tornarci, qui all’Olympiastadion, il teatro dei sogni del nostro calcio viste le vittorie all’Olimpiade del 1936 e ai Mondiali 2006. Qui infatti si disputerà pure la finale del 14 luglio. Ma prima di sognare, c’è da superare l’ostacolo Svizzera, squadra concreta e solida per antonomasia, che c’ha soffiato il pass per i Mondiali di Qatar2022 e ha fatto penare pure la Germania nella fase a gironi, con una ricca rappresentanza di protagonisti della nostra serie A, dal portiere dell’Inter campione d’Italia Sommer, alla folta colonia bolognese. Insomma, le certezze rossocrociate contro le potenzialità – ma pure le fragilità – che Azzurra ha finora messo in mostra in un Europeo dove in verità, Spagna a parte, nessuna delle presunte big a convinto fino in fondo.
Come si cambia
«Mi aspetto, sotto il profilo psicologico e della personalità, qualcosa di meglio di quello che si è visto finora»: sbollite le tensioni post-Croazia, Spalletti pungola la squadra, cui chiede un salto di qualità, del resto indispensabile per superare questa Svizzera. E allora eccola, la nuova Italia disegnata dal ct, duttile e intrigante, sperando che quel che s’intravvede sulla carta si concretizzi poi sul prato dell’Olympiastadion. Inamovibile Donnarumma in porta, protetto dai centrali Bastoni (pur influenzato) e Mancini (sostituto dello squalificato Calafiori), poi ai lati (out l’infortunato Di Marco) ecco ancora Di Lorenzo e Darmian (bravi anche a interpretare il ruolo di “braccetto” difensivo in caso di necessità); chiavi della regia affidate a sorpresa a Fagioli, spalleggiato da Barella e Cristante, con Chiesa e l’altro romanista El Shaarawi a supportare Scamacca, comunque destinato alla staffetta con Retegui. Undici titolari, in cui, come detto s’intravede tanto, dalla regia suddivisa tra i tre centrocampisti alla capacità di El Shaarawi di giocare (anche) a tutta fascia. Insomma, le idee sembrano esserci, e pure tante, e vedremo ora quante e quali sopravviveranno al crash test con l’aggressività elvetica.
Pudore
Se ne prova un po’, in verità, a paragonare quest’incrocio europeo col trionfo del 2006, perché c’è tanto di diverso, a parte l’immaginifico scenario dell’Olympiastadion, impianto che per la sua storia (fu tempio celebrativo dei Giochi nazisti del 1936, appunto) e la sua imponenza incute una straniante soggezione a chi si affaccia dalla tribuna per ammirarne il terreno di gioco, e gli spalti pronti a riempirsi con gli abituali 70mila appassionati. Percorso, storia, livello del torneo, momento, separano quell’Italia da questa, ma l’anello di congiunzione è ovviamente Gigi Buffon, oggi capodelegazione azzurro e allora fenomenale a difesa della porta dei futuri campioni del mondo, che con quell’impresa riscattarono la sportivamente drammatica estate di Calciopoli.
Pericolo rossocrociato
Scenari e tensioni lontane dall’orizzonte elvetico, con i ragazzi di Murat Yakin (coadiuvato dal vice italo-svizzero Contini) che sognano di diventare una delle mine vaganti del torneo. Questo di Berlino è “un nuovo capitolo dopo l’eliminazione ai Mondiali degli azzurri” per mano proprio della squadra elvetica, sottolinea il ct. «Per l’Italia – assicura Yakin – abbiamo fatto i compiti a casa, è il Paese della tattica. Dobbiamo sorprenderli». Il commissario tecnico sembra orientato a sostituire lo squalificato Widmer con Stergiou, mentre tra Vargas e Rieder si prefigura un ballottaggio per un probabile 3-4-2-1 contro l’Italia: «Siamo in palla, ci siamo preparati bene – sottolinea il selezionatore elvetico -. Per l’Italia sono tutti pronti, abbiamo lottato per questa partita. Dopo la sfida per i Mondiali questo è un nuovo capitolo. È stato un momento positivo e speriamo di riviverlo qui». E dopo le polemiche in casa Italia dopo la Croazia, ecco una domanda al selezionatore dei rossocrociati su un patto tra lui, Xhaka e i suoi giocatori. «È acqua passata, i giornalisti hanno strumentalizzato cose accadute in passato. Tra me e Xhaka c’è un grande rapporto, siamo entrambe persone che hanno in mente il bene della squadra, non pensiamo a quello che si scrive».
Duello con i guanti
Riflettori puntati, infine, sui due assi in porta: Gigio Donnarumma, di fatto miglior numero uno della prima fase, e Yann Sommer, il portiere nerazzurro che ha dato l’abituale concretezza al reparto difensivo svizzero. Se Gigio auspica un’Italia capace di fare meglio tante piccole e grandi cose rispetto alle prime tre gare, soprattutto nella gestione del pallone e nell’uscita dal pressing, Sommer rilancia la sfida agli azzurri: «Non siamo favoriti, giochiamo contro i campioni in carica. L’Italia è la favorita, ma noi siamo pronti – assicura l’estremo nerazzurro – l’atmosfera nella squadra è eccellente, sono felice di giocare questi ottavi con l’Italia. Il nostro Europeo? Abbiamo giocato e difeso con molto coraggio, ora ci aspetta l’Italia, una squadra di enorme variabilità offensiva, servirà una prestazione difensiva al massimo delle nostre possibilità, solo così potremo dare del filo da torcere all’Italia».
Fonte: Il Sole 24 Ore