Spending Review mira a 3 Miliardi per Bilancio 2023″

Se i colleghi di Governo «non presenteranno proposte, al ministro dell’Economia toccherà fare la parte del cattivo e provvederà lui». Giancarlo Giorgetti parla ironicamente di sé in terza persona in collegamento con la festa del Foglio a Firenze mentre nelle stanze del Palazzo delle Finanze fervono i calcoli in vista del Documento programmatico di bilancio da presentare martedì sera in consiglio dei ministri. Come sempre, al rush finale del Dpb che va inviato entro lo stesso martedì 15 a Bruxelles con le griglie delle misure della manovra e dei loro effetti finanziari, i numeri si muovono fino all’ultimo. Ma un dato è certo, e riguarda il fatto che i ministeri sono fra i primi destinatari dei «sacrifici» evocati a più riprese in questi giorni dal titolare dei conti. E un altro è quasi definito: il conto della nuova spending review dovrà puntare l’anno prossimo almeno a quota 3 miliardi, in un calcolo che al momento comprende anche gli accantonamenti a cui saranno chiamati Regioni ed enti locali.

L’obiettivo è alto, ma del resto per tenere i ritmi di spesa primaria indicati nel Piano di bilancio strutturale bisogna ridurne di oltre tre volte i tassi di crescita rispetto agli anni passati. E mentre annoda il corsetto sui conti, il Governo incassa una prima mezza promozione da Fitch; Ed Parker, dg per i debiti sovrani dell’agenzia, ha detto che «le opinioni sull’Italia stanno diventando più positive», aggiungendo di non vedere rischi imminenti di downgrade ma «prospettive di miglioramento» a patto che l’Italia riesca a mantenere gli impegni scritti nel Piano dei conti. La partita insomma è aperta, ma con un buon viatico per il doppio appuntamento di venerdì 18, quando oltre a Fitch si pronuncerà S&P Global Ratings a poche ore dalla presentazione della legge di bilancio attesa intorno al 20 (che però è domenica).

La nuova spending è un capitolo centrale di questi impegni. Tra le richieste esplicite di Giorgetti agli altri ministri c’è quella di «rinunciare a qualche programma che sopravvive dal passato e non porta alcuni utilità», ma numeri alla mano per cumulare i risparmi necessari a sostenere il quadro finanziario della manovra servirà qualche ambizione in più. A partire dallo stesso ministero dell’Economia. Non va trascurato infatti che il nuovo giro di spending si aggiunge a quello avviato nel 2022, che per l’anno prossimo chiede ai ministeri 1,5 miliardi (1,2 quest’anno) già nei tendenziali e quindi non utilizzabili per coprire nuove misure di spesa; e che il 51,7% di quell’assegno (775,1 milioni) deve essere staccato dal ministero dell’Economia, primatista per distacco in una graduatoria degli obiettivi di spending occupata al secondo posto dal ministero delle Infrastrutture (153 milioni). Non a caso Matteo Salvini, titolare del ministero oltre che della leadership della Lega in cui fino a poche settimane fa Giorgetti era il vice, parlando in mattinata ai sindaci lombardi riuniti dall’Anci alla Villa Reale di Monza ha spiegato che nelle ore successive avrebbe incontrato il suo collega di partito e di Governo «per difendere il mio budget».

L’assetto finale delle cifre dipenderà inevitabilmente anche dalla robustezza degli altri pilastri della manovra. Il deficit aggiuntivo rispetto al tendenziale porterà 9 miliardi, cioè poco più della metà dello scorso anno; 3,6 miliardi sono accantonati nel fondo per l’attuazione della delega fiscale, e altri 2,2 sono nel fondo per la riduzione delle tasse come certificato dallo stesso Piano di bilancio. Nuovi limiti agli sconti fiscali, in una revisione che però contempla anche un «trattamento migliore» per le spese legate ai figli come ribadito ieri da Giorgetti, insieme all’addio alle mini tax expenditures potrebbero portare qualcosa più di un miliardo, e altrettanto potrebbe arrivare da altre misure fiscali come le rivalutazioni. Dai giochi si attendono 400 milioni (Sole 24 Ore di sabato) e vanno ancora scoperte le carte sul contributo chiesto a banche e altre imprese favorite dalla congiuntura, in attesa di un accordo che al momento non è ancora emerso. La strada per coprire i circa 24 miliardi di manovra resta impegnativa, e per completarsi aspetta anche il verdetto del concordato a fine mese.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore