
Spese difesa, ecco quanto aumenta il debito se l’Italia apre alla proposta Ue sulla flessibilità
Di che cosa si tratta
La clausola di salvaguardia nazionale permette agli Stati membri di superare per un importo fino a 1,5 punti percentuali del prodotto interno lordo all’anno nel 2025-2028 i limiti della spesa netta stabiliti dal Consiglio europeo se questi sono usati per finanziare un aumento della spesa per la difesa.
Da dove parte l’Italia
Attualmente, spiega l’Upb, la spesa per la difesa dell’Italia si attesta all’1,2 per cento del Pil nel 2023 secondo la classificazione COFOG (la classificazione della spesa pubblica), e all’1,5 per cento nel 2024 secondo quella dell’Alleanza Atlantica.
Lo scenario in caso di utilizzo parziale della flessibilità
Le simulazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio stimano un aumento del debito di 0,7 punti percentuali fino al 137,3 del Pil nel 2028 con un utilizzo parziale (0,25 punti percentuali di Pil nel 2025 e 0,5 nel 2026-28) della flessibilità.
… e quello in caso in cui viene raggiunto il livello massimo consentito
Invece, con un aumento graduale della spesa fino alla massima flessibilità consentita, pari a 1,5 per cento nel 2028, il debito salirebbe a 137,7 per cento e porterebbe a un peggioramento della dinamica negli anni successivi, con il rapporto debito/Pil che tornerebbe a crescere dopo il 2031. L’impatto economico positivo di questi aumenti di spesa dipende dalla composizione della spesa stessa e dal grado di attivazione della domanda interna, ma il moltiplicatore di tali interventi è stimato inferiore a uno. Dopo il 2031, la progressiva riduzione della componente ciclica del saldo primario, dovuta all’ipotesi di chiusura dell’output gap, e l’incremento delle spese connesse all’invecchiamento della popolazione, determinerebbero un graduale aumento del disavanzo complessivo che, a partire dal 2034, tornerebbe ad attestarsi stabilmente al di sopra della soglia del 3%.
Bankitalia: dopo l’invasione dell’Ucraina l’Italia non ha aumentato la spesa per la difesa
Andrea Brandolini, vice capo del Dipartimento di economia e statistica della Banca d’Italia ha spiegato, in occasione dell’intervento in audizione sul Documento di finanza pubblica 2025 davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato, che «la spesa per la difesa in rapporto al Pil in Italia è gradualmente scesa a partire dagli anni successivi alla fine della guerra fredda e, in base alle più recenti stime della Nato (quelle del 17 giugno 2024, ndr.), lo scorso anno era pari all’1,5 per cento del Pil, inferiore al livello del 2 per cento concordato nel 2014 dai partecipanti all’Alleanza atlantica. Questa tendenza – ha aggiunto – ha riguardato anche le altre principali economie dell’area dell’euro, che hanno però aumentato la spesa, a differenza dell’Italia, dopo l’invasione dell’Ucraina. Nel 2024 la quota di paesi della Ue membri della Nato con una spesa inferiore all’obiettivo minimo concordato è scesa a circa un terzo (da quattro quinti nel 2021)».
Fonte: Il Sole 24 Ore