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Spese per la difesa fuori dal deficit, la Ue apre, cosa vuol dire per l’Italia
Crosetto: grande soddisfazione per annuncio von der Leyen su investimenti Difesa.
«Accolgo con particolare e personale, grande soddisfazione, l’annuncio della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in merito a quella che, da anni, è sempre stata una mia vera ossessione: la necessità di scorporare le spese della Difesa dal Patto di Stabilità che impone, alla Ue, e da decenni, rigide regole e vincoli di bilancio per gli Stati che ne sono membri», è stato il commento a caldo del ministro della Difesa italiano. La proposta di von der Leyen, ha aggiunto, «va esattamente in questa precisa direzione. La richiesta di avanzare nuove iniziative per il rafforzamento degli investimenti nella difesa, a partire dall’esclusione di queste spese dal Patto di Stabilità e Crescita, è una vittoria della ragione e della necessità, oltre che una grande vittoria politica e diplomatica dell’Italia e del governo Meloni. Sin dall’inizio del mio mandato ho sostenuto con forza questa sempre più impellente necessità: escludere dal Patto di Stabilità gli investimenti in Difesa e sicurezza ed impedire che tali finanziamenti possano intaccare o indebolire le sacrosante spese dei singoli Stati in salute, istruzione, welfare. Oggi, finalmente, la linea portata avanti dall’Italia si fa strada. Si tratta di un primo passo, fondamentale pur se non sufficiente, nella giusta direzione – ha continuato Crosetto -. E questo perché, in questo modo, da un lato si riconosce la necessità di dotare l’Unione Europea di strumenti adeguati per affrontare le sempre maggiori e pericolose sfide poste dal disordine globale e dalla situazione internazionale e, dall’altro, si evita che tali investimenti vadano a danno di spese altrettanto importanti e cruciali per ogni Paese. L’Europa, mai come oggi, non può più permettersi di restare indietro: serve una difesa comune credibile, capace di proteggere i nostri cittadini e di garantire stabilità nel contesto geopolitico attuale.
Ora è il momento di agire con determinazione e, anche, di far seguire, alle parole, i fatti. L’Italia, in linea con le scelte del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e degli sforzi innovativi continui delle nostre Forze Armate, che mi onoro di governare, continuerà a lavorare con le istituzioni europee e con i suoi Stati membri, come anche con tutti i nostri alleati strategici, affinché questo impegno si traduca in strumenti finanziari concreti e in una strategia chiara. Il prossimo passo sarà la presentazione del Libro bianco della difesa dell’UE, un’occasione cruciale per delineare il futuro della nostra sicurezza collettiva. La Difesa italiana – ha concluso il ministro della Difesa italiano – è pronta a fare la sua parte, con responsabilità e con la convinzione che una difesa più forte vuol dire avere un’Europa più sicura e autorevole, ma anche più salda nei suoi principi democratici e di benessere collettivo per i suoi cittadini, nel nostro continente come nel mondo.»
Chigi: bene la clausola sulle spese in difesa, primo passo
Per l’Italia, dunque, la direzione delineata da von der Leyen è quella giusta. In una nota Palazzo Chigi ha spiegato che il governo italiano «accoglie con soddisfazione l’annuncio della presidente della Commissione Europea riguardante nuove iniziative volte a incrementare gli investimenti nel settore della difesa, a partire – come richiesto da tempo dall’Italia – dall’esclusione di tali spese dal Patto di Stabilità. Si tratta di un primo, fondamentale passo nella giusta direzione, che dovrà essere seguito anche dall’istituzione di strumenti finanziari comuni». Il governo italiano «è pronto a lavorare costruttivamente con le istituzioni europee e con gli altri Stati membri per raggiungere insieme questi importanti obiettivi, a partire dalla prossima presentazione del Libro bianco della difesa dell’Ue».
Il prossimo step
L’Italia chiede un cambio del mandato della Banca europea degli investimenti per adattare la sua politica dei prestiti alle priorità Ue sulla difesa. Non sarà facile e, nella Bei, serpeggia una certa prudenza, legata al rischio di ammaccare l’altissimo rating sui mercati (tripla A) di cui gode l’istituto. Sull’immissione di risorse comuni resta alta la trincea dei frugali, che preferiscono, ad esempio usare i fondi di Coesione piuttosto che affidarsi ai cosiddetti “strumenti creativi” per finanziare le esigenze dell’Ue.
Le spese dell’Ue per la difesa
L’esigenza di aumentare le risorse per la difesa è nei numeri. Secondo le proiezioni pubblicate lo scorso 19 novembre dall’Agenzia europea per la difesa, la spesa per la difesa degli Stati membri è destinata a raggiungere nel 2024 la cifra di 326 miliardi di euro, che rappresenta l’1,9% del Pil dell’Ue, registrando un incremento complessivo di oltre il 30% rispetto al 2021, prima della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Nel 2022 erano stati spesi 240 miliardi di euro, pari all’1,5% del Pil della Ue.
Fonte: Il Sole 24 Ore