Spunta il daspo per chi aggredisce medici e infermieri: 3 anni senza cure gratis

C’è chi evoca l’intervento dell’esercito in ospedale e chi chiede l’uso del fermo di polizia. Ma spunta anche l’idea di una specie di daspo delle cure: per chi aggredisce medici e infermieri niente assistenza sanitaria gratuita del Servizio sanitario per tre anni (escluse le cure d’emergenza). L’ipotesi allo studio arriva da un disegno di legge appena presentato da Fratelli d’Italia ed è l’ultima clamorosa iniziativa di fronte all’escalation di aggressioni in corsia e nei pronto soccorso. Ma le richieste per un giro di vite si moltiplicano, anche su pressione del personale sanitario.

L’episodio clamoroso ai Riuniti di Foggia

L’ultima clamorosa aggressione è avvenuta al Riuniti di Foggia con medici e infermieri asserragliati in una stanza d’ospedale, con scrivanie e cassettiere a bloccare la porta, mentre dall’esterno tentavano di sfondare i familiari di una ragazza deceduta durante un intervento chirurgico. La vicenda è sul tavolo dei magistrati della Procura che hanno aperto un fascicolo su quanto avvenuto. In particolare sono una cinquantina le persone che sarebbero riuscite a superare l’ingresso della struttura e una ventina, stando ad indiscrezioni, quelle che sarebbero entrate in contatto con il personale sanitario della chirurgia toracica. A farne le spese, in particolare, un chirurgo, che è stato colpito con diversi pugni in faccia e ha riportato ferite e contusioni, un secondo medico spintonato e finito per terra e una dottoressa che ha riportato la frattura di una mano

Il daspo per chi aggredisce medici e infermieri

Tre anni di sospensione della gratuità di accesso alla cure programmate – eccetto le prestazioni di urgenza e salvavita – agli autori di aggressioni contro gli operatori sanitari in occasione di lavoro e di reati contro il patrimonio sanitario. I risparmi saranno investiti in misure di sicurezza negli ambienti sanitari. È quanto prevede un Ddl di Fdi, a prima firma del senatore Ignazio Zullo, capogruppo in commissione Lavoro e Sanità, che introduce pertanto una sorta di “Daspo”, come lo definisce Zullo. Il ddl, di un unico articolo prevede inoltre che l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sulla base delle segnalazioni delle Regioni, inserisca “i dati degli autori di aggressioni contro gli operatori sanitari in occasione di lavoro e gli autori di reati contro il patrimonio sanitario nella Piattaforma nazionale di Governo delle Liste di Attesa”. Con “le somme introitate” dalle Asl inscritte in bilancio con vincolo di destinazione “finalizzato al potenziamento delle misure di sicurezza negli ambienti sanitari”.

Gli infermieri chiedono la presenza dell’esercito

Secondo gli infermieri di Nursing up non si era mai registrata, negli ultimi 10 anni, una tale escalation di violenze. “Nel mese di agosto, che ci siamo appena lasciati alle spalle, abbiamo calcolato – spiega una nota – ben 34 episodi di violenza, fisica e psicologica, su 31 giorni. Si rende indispensabile la riorganizzazione dei presidi fissi delle forze dell’ordine, da parte del Viminale, dal momento che, incredibile ma vero, ad oggi, in nessuna struttura sanitaria, sono presenti agenti di polizia negli orari notturni. In assenza di un numero adeguato di uomini delle forze dell’ordine, si rende indispensabile pensare ad una modalità ‘ospedali sicuri’, con la presenza del nostro Esercito nelle strutture sanitarie, partendo da quelle delle città capoluogo e in quelle con maggiore bacino di utenza. Non possiamo aspettare”.

16mila aggressioni nel 2023. Schillaci: “Interverremo”

Nel 2023 – secondo i dati dell’Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri – le aggressioni sono infatti state ben 16mila , di cui un terzo fisiche e nel 70% dei casi verso donne. Il vaso è colmo è il succo dei tanti appelli che hanno lanciato tanti protagonisti della sanità dagli Ordini dei medici ai sindacati di categoria fino alla Federazione delle asl e ospedali, la Fiaso. Che chiede ulteriori misure di deterrenza a partire dal fermo di polizia, con l’istituzione della flagranza differita. Pronto a intervenire di nuovo dopo alcune misure già adottate è anche il ministro della Salute Orazio Schillaci: “Quello della sicurezza degli operatori sanitari è un tema che mi sta molto a cuore. Lo scorso anno abbiamo inasprito le pene per chi li aggredisce. E’ un problema però anche culturale: bisogna far capire ai cittadini che la persona col camice bianco sta lì per accudirli. Torneremo sicuramente sull’argomento”.

Fonte: Il Sole 24 Ore