Stasera il rating di Moody’s, ecco i precedenti delle altre agenzie

Il debito, il lascito dei bonus edilizi, e la correzione dei conti che chiederà Bruxelles. E’ l’incastro complicato di cui terrà conto l’aggiornamento del rating da parte di Moody’s stasera, venerdì 31 maggio . Lo scorso 17 novembre l’agenzia americana aveva confermato il rating ’Baa3’ (un gradino sopra il livello ’spazzatura’) alzando però l’outlook a ’stabile’ da ’negativo’. Un miglioramento giustificato dal fatto che «le prospettive di breve termine dell’Italia sono sostenute dall’attuazione del Pnrr ma anche dai recenti miglioramenti del settore bancario. I rischi legati alle forniture energetiche sono diminuiti in parte per il clima buono dello scorso inverno, ma anche per le azioni del governo» per la diversificazione delle delle forniture e del rafforzamento dell’infrastruttura energetica», anche se l’ agenzia aveva invitato a «ridurre il debito italiano troppo elevato e aveva messo in guardia dai rischi di un’esecuzione inefficace del Pnrr». Moody’s aveva deciso di abbassare l’outlook da stabile a negativo poco dopo la caduta del governo Draghi, avvenuta nel luglio del 2022, rendendo concreto il rischio di una bocciatura sul debito pubblico.

La revisione di primavera di S&P Global

Moody’s è la terza delle tre maggiori agenzie a pubblicare la sua revisione di primavera, dopo che S&P Global Ratings aveva mantenuto il suo “BBB” con outlook stabile lo scorso 19 aprile, in linea con le decisioni dell’autunno scorso. E lo stesso aveva fatto Fitch il 4 maggio. Rispetto a qualche mese fa, è cambiata la prospettiva del debito, ora visto in risalita di 2,5 punti percentuali nel suo rapporto con il Pil fra quest’anno e i prossimi due. Ma la discesa degli ultimi tre anni, che ha tagliato il peso del passivo di 17,6 punti percentuali rispetto ai picchi del 2020, è stata decisamente più rapida di ogni previsione, anche per l’ennesima revisione al rialzo del prodotto lordo italiano operata dall’Istat a marzo; e il cambio di rotta atteso ora, prima del ritorno sul sentiero in discesa a partire dal 2027 e poi in maniera più decisa dall’anno successivo, è figlio del passato, che lascia a questo triennio un’eredità di debito da oltre 40 miliardi per l’utilizzo della mole dei crediti d’imposta generata dai bonus edilizi.

La conferma di Fitch

Lo scorso 4 maggio anche Fitch aveva confermato il rating “Bbb” con outlook stabile, con una previsione di crescita dell’economia italiana dello 0,7% nel 2025 e dell’1,3% nel 2026. E un deficit al 4,7% quest’anno dal 7,4% del 2023: una crescita dovuta al Superbonus. «Ci aspettiamo che l’Italia finisca sotto la procedura eccessiva di deficit dell’Ue», aveva aggiunto Fitch mettendo in evidenza che il «sostegno pubblico al governo Meloni resta forte». Per Fitch il Superbonus, insomma, è un problema, e nelle stime è destinato a portare il debito nel 2027 al 142,3% del Pil senza fermarsi al 139,6% indicato nell’ultimo Documento di economia e finanza. Ma nell’ottica della sostenibilità dei conti italiani è un problema del passato, senza repliche nel futuro anche per la nettezza con cui da ultimo il Governo ha deciso di chiudere i rubinetti: a patto, naturalmente, di riuscire a gestire la politica economica senza far ricorso a nuovo deficit, in un sentiero reso strettissimo proprio dall’ipoteca prodotta dai crediti d’imposta.

Verso il piano fiscale strutturale

Le tante incertezze geopolitiche, insieme alla fase di passaggio verso l’entrata effettiva in campo della nuova governance comunitaria consigliano comunque a tutti prudenza, in attesa degli sviluppi futuri: che cominceranno a prendere forma già dalle prossime settimane, quando Bruxelles individuerà la traiettoria tecnica della spesa primaria da rispettare per non far uscire il debito dai binari. Su quella base il Governo dovrà costruire la proposta di piano fiscale strutturale, cioè del programma settennale di rientro del debito pubblico, su cui poi andrà fatta viaggiare la manovra per il prossimo anno: sfida assai complicata, destinata però a essere giocata in autunno insieme alla nuova tornata di rating.

Fonte: Il Sole 24 Ore