Steinberg e i gatti, attrazione fatale

Ricevo avantieri l’invito all’inaugurazione di una mostra che mi ingolosisce parecchio. «Saul Steinberg, Artista» (già il titolo è perfetto!), che si apre alla Fundación Juan March di Madrid il prossimo 18 ottobre (fino al 12 gennaio 2025), con circa 400 pezzi, prima sua vera retrospettiva in Spagna (e legata anche a un lascito madrileno della Fondazione Steinberg; operazione analoga a quella con la Braidense). So di ripetermi, ma del resto considero Steinberg (Râmnicu Sărat, Romania, 1914 – New York, 1999) uno dei grandi artisti del Novecento (purtroppo la sua arte sarà “capita” e vista sempre di meno, anche perché si è espressa per lo più su un mezzo, i giornali di carta, nobili e no, che purtroppo tramontano, con la loro gigantesca portata culturale, che spreco): non posso fare a meno di notare, prima di vedere la mostra, che, nell’occasione della serata inaugurale si prevedono anche due momenti musicali. Uno di questi è un omaggio eccezionale a Steinberg, il Duetto buffo di due gatti di Rossini (o, su musiche di Rossini; la questione è un po’ più sottile), duetto per soprani che certamente il nostro amava molto. Per vari motivi. Con Rossini vantava frequentazione (già nel 1959 disegnò scenografie per un Conte Ory a NY) e soprattutto perché il gatto era la sua vera “incarnazione”. Nelle lettere ad Aldo Buzzi quante volte, e in quali modi, appare il mirabile, inseparabile, gattone Papoose! E quanti gatti nei suoi disegni. E infine: proprio quel brano lì, il duetto a colpi di «miauuuu», è struggente. Fu eseguito infatti, in occasione della commemorazione funebre di Saul, alla quale presero parte pochi amici. Tra questi c’era lo scrittore rumeno Norman Manea che parlò dell’ultimo dono che gli fece Saul: una carta di Bucarest dei primi del Novecento. Aveva segnato, Saul, la Strada Palas, la via dove era nato. Dunque era una partenza; e un arrivo. Miaauuu Saul, genio in punta di matita, miaooouu.

Fonte: Il Sole 24 Ore