Stellantis: azione legale contro sindacato Uaw in Usa per danni sciopero

Stellantis ha avviato un’azione legale contro United Auto Workers, inasprendo un braccio di ferro che dura da mesi tra la casa automobilistica e il maggiore sindacato americano dell’auto, che ieri ha minacciato lo sciopero se la società non manterrà le promesse fatte. La notizia è stata inizialmente riportata da Cnbc e poi è rimbalzata su tutti i media ameericani.

Secondo l’emittente televisiva, in un documento interno inviato ai dipendenti, l’azienda ha fatto sapere di voler procedere per vie legali contro lo Uaw e contro una sezione locale in California che ha partecipato alla votazione per la richiesta di autorizzazione allo sciopero nel centro di distribuzione ricambi di Stellantis a Los Angeles. “L’azione legale considera il sindacato nazionale e locale responsabili della potenziale perdita di ricavi e di altri danni derivanti dalla perdita di produzione dovuta a uno sciopero illegale”, ha detto Tobin Williams, vicepresident delle risorse umane di Stellantis per il Nord America nel documento ottenuto da Cnbc.

Stando alla documentazione depositata in tribunale, “l’azione ha lo scopo di prevenire e/o porre rimedio a una violazione del contratto” da parte dell’Uaw, motivo per cui, che se il sindacato scioperasse, il tribunale “dovrebbe riconoscere a Stellantis danni monetari”. Il numero uno dell’Uaw, Shawn Fain, in una lettera ai dirigenti sindacali di Stellantis, ha definito questa e altre azioni dell’azienda “azioni disperate da parte di un dirigente disperato che ha perso il controllo. Il nostro team legale ha piena fiducia nel nostro diritto di sciopero. Le minacce legali dell’azienda sono solo questo, minacce volte a intimidirci, quindi non reagiremo”. La controversia tra le due parti è incentrata sul fatto che il sindacato sostiene che Stellantis non avrebbe rispettato gli obblighi contrattuali previsti dall’accordo raggiunto dalle due parti alla fine dello scorso anno, decidendo tagli alla produzione dell’impianto, riducendo i posti di lavoro e ritardando i potenziali investimenti previsti dal contratto del 2023.

Fonte: Il Sole 24 Ore