
Stellantis, i marchi in maggiore difficoltà del gruppo
Amputare per non morire. Un’immagine forte che però descrive alla perfezione cosa dovrà affrontare il futuro amministratore delegato di Stellantis. La conferma è arrivata dai conti 2024, con l’utile sceso del 70%, i ricavi del 17% e le vendite del 12%. Nonostante le rassicurazioni arrivate in passato da Carlos Tavares e ottimistici comunicati stampa sullo stato di salute generale in attesa della nomina del futuro Ceo, i numeri sottolineano per l’ennesima volta la necessità di rivedere il numero di marchi all’interno del gruppo. Ma chi rischia di più?
DS, l’eterna promessa premium
Nelle slide delle presentazioni stampa e marketing sembrava facile: creare un marchio ex novo partendo dalla storica sigla DS, posizionarlo nel segmento premium puntando su materiali ricercati e “allure parigina” e generando ampi margini su ogni modello venduto. Peccato che la realtà degli ultimi dieci anni (da quando è nata DS) sia stata decisamente più complessa, con gli scenari degli analisti molto spesso sciolti come neve al sole e DS continua ad essere l’eterna promessa. Nelle vendite globali di Stellantis vale circa l’1% il 2024 ha confermato scarsi risultati anche in Italia con un calo superiore al 22% e meno di 5.500 vetture immatricolate. Per fare un paragone con Cupra, marchio nato da una costola di Seat come nel caso di DS con Citroen, le vendite del costruttore spagnolo sono arrivate a 15.509 vetture. E anche il futuro non sembra dei più facili. Perché se da una parte il suv DS7 ha dato una vera e propria boccata d’ossigeno alle vendite (grazie anche alle flotte aziendali), l’annunciata DS N°8 (un suv elettrico coupé da oltre 60.000 euro) avrà un compito decisamente arduo. E se la sfida nel segmento premium sembra già complicata, il marchio francese punta ancora più in alto. Secondo il direttore dello stile Thierry Métroz, come dichiarato durante un’intervista ad Autocar realizzata al Salone di Bruxelles, DS vuole diventare un brand di lusso e la DS N°8 si ispira a Bentley per materiali e applicazioni. Facile da comunicare, difficile da attuare.
Lancia, aveva ragione Marchionne?
“La Lancia non ha storia né in Europa né negli Usa, non ha nessun valore sul mercato internazionale. Abbiamo provato in tutti i modi, ma non c’è speranza, la Lancia avrà una contrazione di produzione e resterà nel mercato italiano. Mi spiace ma in tempo di crisi bisogna fare delle scelte”. Dichiarazione fatta dal compianto Sergio Marchionne a giugno 2014, dopo aver riprovato a rilanciare il marchio fondato da Vicenzo Lancia con il rebranding dei modelli Chrysler. E a dieci anni di distanza, i numeri di vendita riportano all’attualità le dichiarazioni di Marchionne. Perché nonostante l’entusiasmo per le 70 concessionarie attese in Europa nel 2025 e per gli 80 preordini della Lancia Ypsilon Rally4 HF, globalmente pesa circa l’1% delle vendite in Italia le immatricolazioni sono calate di quasi il 30% perdendo oltre 12.000 vetture in un anno. E le vendite 2024 hanno potuto contare sulla precedente Ypsilon, apprezzata dal mercato grazie al prezzo competitivo al contrario dell’attuale modello. E per non avere una gamma monoprodotto si dovrà attendere il 2026, con il debutto della Gamma elettrica e ibrida. In ritardo, invece, la Delta attesa nel 2028 ma probabilmente su strada nel 2029.
Fonte: Il Sole 24 Ore