Stipendi, l’aumento fa scattare la molla a trasferirsi per il 58% dei lavoratori
L’aumento di stipendio rappresenta la principale molla capace di azionare la mobilità delle persone, soprattutto più giovani. Il portale Indeed che incrocia chi cerca e offre lavoro, ha aperto l’anno con un sondaggio tra mille lavoratori per capire le loro aspettative sul 2025. Quasi la metà, il 45% dice di essere sottopagato e il 10% parla di scarto significativo. Sicuramente per molti, soprattutto tra i più giovani, c’è il desiderio di rendersi indipendenti dalla famiglia che ha un ruolo ancora molto importante per fare quadrare il bilancio a fine mese.
La dipendenza dalla famiglia per far quadrare il bilancio
Pur rientrando in una lunga serie di variabili quando si cambia lavoro, lo stipendio è sempre meno residuale, anche perché c’è una quota molto alta di persone che parla dell’aiuto della famiglia per far quadrare il bilancio: il 62% dello stipendio in media viene assorbito dalle spese essenziali e così un intervistato su tre (il 31%) dice di ricevere un aiutino dalla propria famiglia per far quadrare i conti a fine mese. Nella fascia tra 18 e 24 anni questa percentuale sale fino al 58%, mentre con l’avanzare dell’età scende decisamente: è il 33% nella fascia 35-44 anni e il 28% fino a 55 anni. Gianluca Bonacchi, senior talent strategy advisor di Indeed rileva che «in un contesto economico dove il costo della vita continua a crescere e il supporto familiare gioca ancora un ruolo significativo per molti, non sorprende che quasi la metà dei lavoratori si senta sottopagata. La disponibilità a cambiare lavoro, e addirittura a trasferirsi, pur di ottenere una retribuzione migliore, dimostra quanto sia forte questa esigenza».
La disponibilità ad andare all’estero sale tra i più giovani
Questa dipendenza dalla famiglia per fare quadrare i conti porta a valorizzare ancora di più lo stipendio, al punto che il 41% si dichiara pronto a dare le dimissioni se non otterrà un aumento nel breve periodo e in molti per un lavoro e uno stipendio migliori sono disposti a trasferirsi. Il 58% degli intervistati si sposterebbe in Italia, mentre il 44% anche all’estero. Ovviamente c’è maggiore disponibilità a muoversi tra i più giovani. Nella fascia di età tra 25 e 34 anni sono il 66% coloro che sono disposti a trasferirsi in un altro luogo in Italia, mentre nella fascia tra i 18-24 anni c’è la percentuale più alta di lavoratori disposti a spostarsi all’estero che raggiunge addirittura il 61%. Per le aziende italiane, secondo Bonacchi, questi sono campanelli di allarme che devono fare ragionare su cosa «significa attrarre e trattenere i talenti. Richiede non solo un’attenzione alla cultura aziendale e al benessere, ma anche una riflessione seria sull’adeguatezza delle retribuzioni. Offrire salari competitivi, in linea con il costo della vita e le competenze richieste, è un investimento strategico per garantire la motivazione, la produttività e la fidelizzazione dei dipendenti. Sebbene lo stipendio sia cruciale, anche altri fattori come la sicurezza del posto di lavoro, l’equilibrio tra vita privata e professionale e le opportunità di crescita professionale giocano un ruolo significativo. Tuttavia, offrire una retribuzione competitiva rimane il requisito fondamentale per attrarre e trattenere i talenti».
Fonte: Il Sole 24 Ore