
«Stop allo sterminio»: il campo largo riparte da Gaza, ma senza centristi
Le opposizioni ripartono dalla Rai, chiedendo una riforma della governance del servizio pubblico, e soprattutto da Gaza, presentando una mozione per denunciare e condannare «lo sterminio» di palestinesi in atto ad opera del premier israeliano Benjamin Netanyahu e per sollecitare il governo a prendere una posizione. Ma è un campo largo che si restringe al nocciolo duro che la segretaria del Pd Elly Schlein, in accordo con il leader del M5s Giuseppe Conte, definisce progressista: i centristi di Azione e di Italia Viva, infatti, non sono stati coinvolti nell’iniziativa della mozione parlamentare pro Palestina. La firma è di Pd, M5s e Alleanza Verdi Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli.
Dopo mesi di incomprensioni, ripicche, cortei e contro cortei sui temi divisivi dell’Ucraina e del Riarmo europeo proposto dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen – con i 5 Stelle fermamente e saldamente contrari sia all’invio di armi alla resistenza ucraina sia al riarmo e con il Pd su una posizione più europeista anche se critica – il riavvicinamento tra Schlein e Conte passa dunque dalla questione palestinese. O meglio, il riavvicinamento di Conte a Schlein, visto che la segretaria dem si è sempre detta “testardamente unitaria”.
«Una mozione unitaria necessaria per riaccendere un faro di attenzione perché Gaza è ripiombata nel silenzio – dice Schlein -. Se già prima avevamo sentito poche e confuse parole dal governo italiano, da quando è stato eletto Trump non sentiamo più neanche quelle. Chiediamo al governo italiano e all’Europa di riconoscere lo Stato di Palestina». «Una iniziativa comune doverosa – le fa eco Conte -. Quello che sta accadendo a Gaza è un crimine contro l’umanità, un sistematico sterminio».
Il documento contiene dieci richieste, tra cui il riconoscimento dello Stato di Palestina, sanzioni al governo israeliano «per la sistematica violazione dei diritti umani» e l’attuazione al mandato di arresto di Netanyahu. Richieste, soprattutto quest’ultima, che spiegano il motivo per cui i centristi, da sempre più attenti alle ragioni israeliane contro Hamas e solidali con Israele dopo il feroce attacco del 7 ottobre 2023, non sono stati coinvolti. Segno che è sempre la politica estera, dall’Ucraina alla Palestina, il tallone d’Achille di un campo largo che fatica a ricomporsi tutto insieme. Non è un caso che sempre ieri per una conferenza stampa sulla “Georgia che lotta” (per avvicinarsi alla Ue ed emanciparsi da Vladimir Putin) si sono dati appuntamento alla Camera i senatori Filippo Sensi, riformista del Pd, e Ivan Scalfarotto di Italia Viva. Si è poi aggiunto il segretario di Più Europa Riccardo Magi, che se l’è presa con i «pacifismi falsi e ipocriti nelle intenzioni e disastrosi nei punti di arrivo».
In mattinata Pd, M5s, Avs – e in questo caso anche Magi – si erano ritrovati, con un’iniziativa alla sede della romana della stampa estera, anche sul tema dell’informazione pubblica: «La commissione di Vigilanza Rai è bloccata solo perché ci rifiutiamo di votare un presidente della Rai seguendo le indicazioni che provengono dalla maggioranza», è la denuncia di Conte e Schlein (il riferimento è all’impasse sul nome di Simone Agnes proposto da Forza Italia). Ma anche qui, a parte Magi, dei centristi non c’è traccia: l’asse con il M5s, nel momento in cui vanno decisi i candidati per le comunali di giugno e per le regionali d’autunno, ha la priorità.
Fonte: Il Sole 24 Ore