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Storia della patrimoniale, rievocata da Fratoianni ma che attecchisce poco anche a sinistra
L’idea di una patrimoniale ha scaldato molti cuori almeno negli ultimi 30 anni, soprattutto a sinistra. Ma poi alla prova dei fatti è stata sempre divisiva anche dentro le stesse fila del centro sinistra mentre è stata il perfetto spettro agitato dalla destra proprio per attaccare i “nemici” politici, anche se la storia – quella meno recente – racconta che le patrimoniali in passato sono state adottate proprio dalla destra. A far (ri) scoppiare la polemica è stato il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni che ad un convegno sui sistemi fiscali rivolgendosi a Elly Schlein e Giuseppe Conte seduti al suo fianco per ascoltare le relazioni del premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz ha lanciato il sasso nello stagno: “Continuiamo a pensare che sia urgente farla”. Da lì, il dibattito è partito incontenibile, sia a destra che a sinistra, dove il tema è stato accolto quantomeno con cautela
La cautela di Schlein e Conte e quel precedente dell’Ulivo
Non saranno sempre “una cosa bellissima”, come diceva l’allora ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, ma le tasse restano stabilmente nella top ten dei temi divisivi del centrosinistra. Un evergreen, dall’Ulivo al campo largo. Che adesso vede, appunto, coinvolti Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e tutto il fronte alternativo al centrodestra. Fratoianni ha detto che sulla patrimoniale ora “non si può più rinviare”. Per la Schlein “non è un tabù“ ma ha poi aggiunto che ”la discussione va fatta a un livello almeno Ue”. Conte non ha mostrato particolare trasporto, ma non ha chiuso: “Va fatta a livello globale o quantomeno europeo”. Insomma, la patrimoniale è entrata nella virtuale discussione su un programma di coalizione di centrosinistra. Anche se con una potenza di fuoco quantomeno annacquata, anche perché in passato non portò certo bene. I più nostalgici ricordano infatti la mossa elettorale di Rifondazione comunista. Correva l’anno 2006, il partito di Nichi Vendola era al governo (quello con Padoa Schioppa ministro) e per le elezioni pensò di riempire le città con i manifesti con la foto di un panfilo e lo slogan preso da una telenovela degli anni ’70: “Anche i ricchi piangano”. Da lì a poco la stagione dell’Ulivo arrivò però al capolinea.
Le patrimoniali storiche della destra e il prelievo di Amato
Eppure l’idea del “prelievo forzoso” sulla quale i progressisti sono messi da sempre all’indice dagli avversari politici non è una idea di sinistra. A inventarlo, in Italia, è il governo Nitti nel 1919 per far quadrare i conti traballanti. Ma lo fa anche Mussolini, dopo la guerra in Etiopia, nel ’36. Per gli stessi motivi. Eppure è sempre a sinistra che si guarda (e si polemizza) quando si parla di tasse. Silvio Berlusconi ha costruito una campagna anti sinistra, una costante della sua carriera politica, sin quando parlava del prelievo “con il favore delle tenebre” a proposito del 6xmille retroattivo sui conti correnti imposto dal governo Amato nel 1992 per arginare le falle dei conti pubblici. E le polemiche su Matteo Renzi e l’Imu? “Elimineremo noi, perché gli altri hanno fatto la finta, la tassa sulla prima casa, l’Imu agricola e sugli imbullonati”, annunciò l’allora premier all’assemblea del Pd, finendo nel mirino con l’accusa di “berlusconismo”.
Un dibattito che non finisce mai
Ma gli esempi sono tanti, anche più recenti. Alle elezioni del 2022 Enrico Letta lanciò la proposta della dote ai 18enni, un capitale di circa 10mila euro da spendere in formazione, casa o per avviare una attività. “Sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari”, spiegò il segretario del Pd, subito accusato di voler introdurre la patrimoniale in maniera surrettizia. A distanza di anni i progressisti si trovano ancora, sempre, alle prese con la discussione sul fisco e sulle varie ricette per le tasse. Con Schlein che oggi dice appunto che “non è un tabù un intervento sui grandi patrimoni”, indicando però una soluzione “almeno a livello europeo” sulle orme di quella suggerita dal presidente brasiliano Lula al G20. E Conte che invita a parlare di tasse ma “in modo intelligente”, per “contrastare il capitalismo parassitario”. La maggioranza di centrodestra ha già messo in chiaro: “Finché siamo al governo, non ci sarà alcuna patrimoniale”, ha detto il vicepremier e segretario di FI, Antonio Tajani. Nel centrosinistra la discussione sulla patrimoniale è comunque in salita. Il presidente di Iv Matteo Renzi in passato ha detto che “non aiuta la costruzione di una vera alternativa”. E anche Azione frena: “Parliamo di bollette e industria 4.0. In questo momento ci concentriamo su questo”.
Fonte: Il Sole 24 Ore