Storie antiche al ritmo lento della natura nella pace di Borgo San Felice

Sono cambiate alcune cose, nell’ospitalità italiana di lusso: la stagione si è allungata fino a novembre, in alcuni casi anche fino a dicembre; il fuori stagione è diventato un momento virtuoso, specialmente nello scenario di over tourism in cui versa il nostro Paese. E se in passato tutti puntavano solo alle coste, ora è il momento dei borghi, per l’atmosfera intima e tradizionale, e della campagna con i suoi ritmi lenti e rilassanti.
L’autunno è magico a Borgo San Felice, un resort tra i vigneti di Castelnuovo Berardenga, sul versante senese del Chianti. Il suo nome non nasce da ragioni di marketing, ma dalla sua storia vera. Il Relais & Chateaux è realmente un borgo medievale dove fino a non troppi anni fa abitavano ancora alcune famiglie di contadini mescolate con i villeggianti (le ultime sono andate via nel 2012). C’era la piazza, la drogheria, il tabaccaio, la chiesa. E intorno la campagna e i vigneti. Tutto è rimasto com’era, anche se le vecchie abitazioni in pietra e i magazzini sono diventati suite, ristoranti, salotti, bar. Da una stradina si arriva alla spa, dalla sua parallela alla palestra con attrezzi di ultima generazione per il fitness. Soprattutto sono rimasti intatti l’atmosfera, il silenzio soave, persino l’insegna bianca e rossa del telefono a gettoni.

Quell’incanto è intatto, e mentre si cammina tra i vicoli lastricati per andare in piscina o al ristorante stellato si immagina come doveva essere la vita nel secolo scorso e indietro, fino al Medioevo. Poter rivivere un soggiorno leggero tra queste mura spesse è un privilegio tanto quanto farle rivivere senza stravolgerle. Facilmente, la modesta casa di un’intera famiglia dell’epoca diventa una comoda suite per due persone, con un ampio salotto, una camera da letto luminosa dai tessuti pregiati e un bagno quasi altrettanto grande.

Tutto è mantenuto alla perfezione, ristrutturato con un gusto elegante e solido come il general manager Danilo Guerrini, che sovrintende al borgo come un appassionato dominus. E tutto è ingentilito da cascate di fiori e dal canto degli uccellini. Sembrerà ingenuo, ma non c’è modo migliore per sintonizzarsi con la natura e i suoi ritmi. Certo in estate si può piacevolmente bighellonare attorno alla piscina, ma in autunno le temperature si placano, la folla diminuisce e bere un bicchiere di Pugnitello, il pregiato rosso fermo della tenuta, davanti al tramonto infuocato nel loggiato o nella vigna non ha prezzo.

C’è tempo fino al primo weekend di novembre, prima che il resort chiuda, per godersi un pizza all’Osteria Il Grigio o concedersi una degustazione al Poggio Rosso, con la cucina di ricerca di Juan Quintero, lo chef colombiano premiato con la stella rossa e quella verde, ancora più prestigiosa, che garantisce la filiera degli ingredienti. Vino e olio sono di produzione propria. Altri arrivano dall’Orto e dall’Aia Felice, il progetto filantropico che dà lavoro e uno scopo a ragazzi della zona con disabilità. Ci sono le zucchine trombetta e gli aromi, le galline, le caprette e due asinelli amichevoli che non solo rallegrano i bambini ma ribadiscono l’adesione del resort agli impegni di sostenibilità dichiarati nel manifesto di Relais & Chateaux per ridurre il proprio impatto nell’ambiente e nella società.

Qui si rispetta la comunità, la natura, la cultura locale. E non troverete più plastica usa e getta nemmeno nei flaconcini dello shampoo e del bagnoschiuma. Nel borgo si vive di cose semplici, le passeggiate, l’aria buona, un aperitivo nel vigneto o una degustazione sensoriale in cantina. Ogni tanto passano dalla piazza dei viandanti o una bicicletta. È perché il resort si trova su alcuni dei sentieri più panoramici e poetici della zona. Chi soggiorna ha il privilegio di partire uscendo dalla porta della sua suite secondo il modello trek-in/trek-out.

Fonte: Il Sole 24 Ore