Stretta anti-pezzotto: multe e carcere per chi non denuncia

È finito anche nella Treccani. Il vocabolario della Lingua Italiana registra ora come neologismo la parola, di origini napoletane, che indica un particolare decoder utilizzato per accedere illegalmente ai contenuti dei canali tv italiani ed esteri a pagamento. Diminutivo di “pezzo” nato nel dialetto napoletano, passato a indicare la zeppa usata in falegnameria e la toppa in sartoria, per poi diventare un sinonimo di oggetto contraffatto.

Gli emendamenti

Un fenomeno montante, contro cui ora scatta una nuova stretta, frutto di due emendamenti riformulati da Fratelli d’Italia e Forza Italia, all’interno del Decreto Omnibus, contro la pirateria e a tutela del diritto d’autore. E si arriva al carcere fino a un anno per i rappresentanti delle aziende che non segnalano traffico illecito sulle proprie reti o servizi.

Tolleranza zero, dunque, per una azione che dà ad Agcom la facoltà di ordinare «ai prestatori di servizi, compresi i prestatori di accesso alla rete e i fornitori di servizi di VPN e quelli di DNS pubblicamente disponibili ovunque residenti ed ovunque localizzati, di disabilitare l’accesso a contenuti diffusi abusivamente mediante il blocco della risoluzione DNS dei nomi di dominio e il blocco dell’instradamento del traffico di rete verso gli indirizzi IP univocamente prevalentemente destinati ad attività illecite».

Il coinvolgimento delle piattaforme

La grande novità in questo come dell’altro emendamento consiste nel coinvolgimento delle grandi piattaforme dei motori di ricerca e dei servizi internet che collegano un nome mnemonico a un indirizzo IP. Una volta stabilito il reato, lo stop arriva «entro il medesimo termine massimo di 30 minuti dalla notificazione del provvedimento di disabilitazione».

L’altro emendamento fa espresso riferimento ai «prestatori di servizi di accesso alla rete, i soggetti gestori di motori di ricerca e i fornitori di servizi della società dell’informazione, inclusi i fornitori e gli intermediari di Vpn, gli operatori di content delivery network, i fornitori di servizi di sicurezza internet e di DNS distribuiti, che si pongono tra i visitatori di un sito, e gli hosting provider che agiscono come reverse proxy server per siti web». Tutti soggetti chiamati a un ruolo attivo e a «designare e notificare all’Autorità un punto di contatto che consenta loro di comunicare direttamente, via elettronica, con l’Autorità».

Fonte: Il Sole 24 Ore