Stretta Bce sulla misurazione dei rischi “emergenti” su inflazione, tassi, energia, clima
Rischi climatici e ambientali
È significativo che nel giro di un anno il numero di banche che effettuano accantonamenti per i rischi climatici e ambientali sia passato dal 16% al 55%, anche se con diversi gradi di sofisticazione.
«Questo è un primo segno che le raccomandazioni mirate e specifiche per le banche sono state comprese e accettate. Tuttavia, come nota di cautela, c’è ancora molta strada da fare, e non solo sui rischi climatici e ambientali», ammonisce la Bce. Mentre la maggior parte delle banche considera attivamente questi rischi, le metodologie di alcune banche non sono commisurate alla loro esposizione al rischio e, in molti casi, sono addirittura contraddittorie.
I risultati in dettaglio
La Bce ha inviato raccomandazioni specifiche alle banche che non identificavano correttamente i nuovi rischi emergenti e, nell’ultimo anno, ha osservato alcuni progressi. Tuttavia un numero non elevato ma ancora significativo di banche non tratta i nuovi rischi con l’importanza che meritano: alcune banche non sono state in grado di spiegare la loro copertura dei nuovi rischi e hanno ammesso di non considerare tali rischi o di dichiararli semplicemente irrilevanti senza un’analisi approfondita. A seconda del tipo di rischio, la proporzione di banche in questo gruppo varia attualmente dal 2% al 30% del campione.
Un numero crescente di banche inoltre si affida principalmente ai propri modelli “legacy macro-overlay” per catturare i nuovi rischi, ad esempio limitando la considerazione dei nuovi rischi al loro impatto aggregato sul Pil futuro. La percentuale di queste banche varia dal 12% al 21% del campione. Questo utilizzo è nettamente in contrasto con le raccomandazioni della BCE che chiede di adottare un approccio più articolato, come pubblicato in un blog sulla vigilanza:
«Le banche sostengono che i loro macro-overlay IFRS 9 legacy cattureranno i nuovi rischi. Tuttavia, questi modelli legacy sono stati progettati prima del 2018 per prepararsi all’introduzione dell’IFRS 9. Per definizione, tali modelli non hanno sensibilità nei confronti dell’introduzione dell’IFRS 9. Per definizione, tali modelli non sono sensibili ai nuovi rischi. Non sono in grado di differenziare gli impatti settoriali per ciascun nuovo rischio». Questo approccio ignora la natura non lineare del rischio e delle perdite di credito attese, sottostimando così sistematicamente l’impatto medio.
Fonte: Il Sole 24 Ore