Stretta cyber per i settori strategici dello Stato. Mantonvano: «La sicurezza cibernetica non è solo un problema tecnico, ma anche umano»

Stretta cyber per i settori strategici dello Stato. Mantonvano: «La sicurezza cibernetica non è solo un problema tecnico, ma anche umano»

Stretta cybersicurezza per i settori «critici» dell’energia e dei trasporti, ma anche strategici come i servizi sanitari. Si tratta della normativa Nis2, recepita dall’Italia ed entrata in vigore dal 16 ottobre scorso. Una disciplina che mira a rafforzare la sicurezza informatica in Europa, imponendo misure più stringenti e ampliando i settori di applicazione. La direttiva prevede obblighi di cybersecurity per garantire una risposta tempestiva alle minacce, favorendo la cooperazione tra Stati membri e l’adozione di un approccio comune alla gestione del rischio.

La direttiva con le regole destinate alla Pubblica amministrazione è stata sviscerata in un convegno organizzato all’Università Sapienza di Roma dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), diretta dal prefetto Bruno Frattasi.

L’incontro, aperto dai saluti della Magnifica Rettrice Antonella Polimeni, ha visto gli interventi istituzionali del Sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, del Direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Acn, Bruno Frattasi, e del vicedirettrice generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale Nunzia Ciardi. Presente il ministro dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini.

Bruno Frattasi ha subito sottolineato nel suo intervento il significato rivoluzionario della Direttiva e il ruolo centrale dell’Agenzia, Autorità nazionale e punto di contatto unico NIS, nel coordinare gli sforzi di tutti: «La direttiva europea Nis2 è un cambio di registro di portata enorme rispetto alla grande questione della sicurezza informatica».

Misure per la sicurezza informatica

Ma il problema non è solo il rischio di attacchi hacker. «La sicurezza cibernetica non è solo un problema tecnico, è importante anche il fattore umano (si stima che l’uomo è responsabile del 68% delle violazioni di dati) e l’efficacia dell’organizzazione aziendale», ha commentato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano.

Fonte: Il Sole 24 Ore