Studi medici pieni per l’influenza e il Covid è sotto traccia, ma vaccini al ralenti
Gli studi dei medici di famiglia in questi giorni sono affollati: tanti casi di raffreddamento, malanni da virus parainfluenzali e l’influenza vera e propria che, pur non essendo ancora in fase epidemica, comincia a correre con una curva simile a quella dell’anno scorso quando ci fu il boom di casi. La previsione dei medici di famiglia è che l’influenza potrebbe diventare prevalente già fra un paio di settimane. Sull’altro virus, quello del Covid, si viaggia al buio senza tracciamento visto che quasi nessuno fa più il tampone. La nota negativa sono i vaccini: quelli dell’influenza vanno un po’ meglio, quelli del Covid male.
L’influenza corre, in linea con il boom dell’anno scorso
Al momento secondo il monitoraggio ufficiale dell’Iss si contano 6,4 casi simil-influenzali ogni mille abitanti e il doppio (12,3) per i bimbi sotto i cinque anni, in linea con la stagione record dell’anno scorso che nel suo picco raggiunse i 16 casi ogni mille abitanti. «L’influenza è partita come un razzo, ormai sono 2 settimane che è arrivata pesantemente. Novembre anche quest’anno sta rappresentando, come l’anno scorso, un mese clou: c’è tantissima gente a letto con i sintomi e i casi aumenteranno ancora con l’abbassamento delle temperature. Chi ha seguito i consigli e si è vaccinato presto probabilmente avrà gli effetti di protezione, chi non l’ha fatto si prende i rischi», avverte Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova. «Gli ospedali iniziano già ad essere sotto pressione per i primi accessi al pronto soccorso dovuti all’influenza che colpisce gli anziani. Ad ottobre abbiamo avuto un clima mite ma appena arriverà il freddo, anche al Centro-Sud, il virus influenzale circolerà di più perché ama le temperature basse. Le mucose più fredde facilitano l’ingresso del virus nel nostro organismo», aggiunge Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e tropicali (Simit) e professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma.
Il Covid sotto traccia, ma crescono le vittime tra gli anziani
Meno chiara la situazione del Covid, per ora ampiamente sotto controllo. «I dati veri, quelli relativi a chi ha la malattia, sono difficili da ottenere – spiega il presidente Simg, Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, Claudio Cricelli – . La maggior parte delle persone non si sottopone ad un tampone diagnostico, complice anche il fatto che spesso i sintomi del Covid sono abbastanza blandi, leggeri. Vediamo però come vi sia un aumento, e questo ce lo aspettavamo, perché come tutte le malattie respiratorie, quando arriva la stagione invernale e quando soprattutto si sta di più in ambienti chiusi la trasmissione del virus è più facile». Per Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe «il problema fondamentale è che stiamo vedendo un numero molto elevato di over 80, in particolare 85enni, 90enni, quindi persone molto anziane che sono morte di Covid per mancata vaccinazione». A preoccupare è il fatto che «da un lato il virus sta circolando nuovamente in maniera importante – spiega – e dall’altro non abbiamo un’adeguata copertura vaccinale nelle persone anziane, che è di fatto il passaggio dalla situazione straordinaria dell’emergenza a una situazione ordinaria, un po’ come l’influenza».
Le campagne vaccinali procedono ancora al ralenti
In attesa dell’arrivo dei primi veri e propri freddi, intanto, è corsa alle vaccinazioni per fragili, anziani, categorie a rischio, per le quali l’immunizzazione dall’influenza come quella anti-Covid è fortemente raccomandata. Ma gli ultimi dati del ministero della Salute parlano di coperture ancora troppo basse per il Covid (poco più del 3% degli over-60) complice il mancato utilizzo in molte regioni del canale delle farmacie. Protagonisti anche per i vaccini antinfluenzali sono gli studi dei medici di famiglia, che hanno in carico le vaccinazioni nel 90-95% dei casi. L’influenza come somministrazioni dai medici di famiglia «è a buon punto – specifica infatti Cricelli – E coloro che tradizionalmente si immunizzano, quindi gli ultra sessantenni, le persone con patologie, i grandi anziani, le persone vulnerabili, hanno già fatto il vaccino. Ormai ci sono tutti gli appuntamenti pieni fino ai primi di dicembre. Il grosso della vaccinazione viene effettuata proprio fino a quelle date, quindi al massimo fra una decina di giorni noi medici di famiglia avremo fatto la maggior parte dei vaccini».
Fonte: Il Sole 24 Ore