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successo tra sushi, poké e risotto in Italia
I 18-29 enni lo apprezzano perlopiù in sushi e pokè, gli italiani maturi in piatti unici (come insalate, tiella e paella) mentre per i consumatori più agé è soprattutto sinonimo di risotto. La terza edizione dell’Osservatorio sul consumo del riso in Italia, realizzata da AstraRicerche per l’Ente nazionale risi, ne delinea il successo transgenerazionale e la capacità di mantenere il passo con i cambiamenti dei gusti e delle abitudini di consumo.
Anche grazie a una continua attività di innovazione, come l’introduzione dell’ibridazione, ossia l’incrocio tra varietà diverse, sperimentata per la prima volta in Europa nel 1925 a Vercelli da Giovanni Sampietro. E proprio attraverso questa tecnica, 80 anni fa, in una cascina di Paullo il risicoltore Ettore de Vecchi incrociò le due varietà Vialone e Lencino ottenendone una nuova, destinata a diventare un classico della produzione italiana: il Carnaroli.
Per festeggiare questo doppio anniversario l’Ente nazionale risi ha varato un programma di iniziative che copre l’intero 2025, coinvolgendo le istituzioni e i consumatori, fino all’appuntamento clou con la fiera internazionale Risò, che si terrà a Vercelli a metà settembre. L’obiettivo è quello di raccontare il settore risicolo italiano in tutte le sue sfaccettature e con linguaggi adeguati ai diversi tipi di pubblico.
Del resto se c’è un alimento che piace a tutti, giovani e meno giovani, è proprio il riso che con la sua versatilità è protagonista di tante ricette e si è guadagnato un posto stabile nell’alimentazione degli italiani, la triade dei piatti a base di riso più consumati vede sul podio il risotto (70,3%), seguito dalle insalate di riso (58,8%) e dal riso bollito semplice (37,6%), consumato anche come contorno per secondi piatti.
Un utilizzo “non convenzionale” per l’Italia perché mutuato da altre culture alimentari, le stesse da cui arrivano il sushi (consumato dal 23,2% degli intervistati) e il riso alla cantonese (17,7%). Ricette etniche che stanno spingendo la domanda di varietà lunghe (come Basmati e Thaibonnet) rispetto a quelle tonde (come Arborio o Vialone Nano) e ridefinendo l’assetto del comparto risicolo italiano.
Fonte: Il Sole 24 Ore