Superbonus, pressing per il 50% ai Comuni del gettito sui controlli
Controlli dei Comuni sulle frodi del superbonus con il riconoscimento di una quota che potrà arrivare fino al 50% del gettito recuperato. Ma anche una mini remissione in bonis per chi ha commesso errori «sostanziali» nelle comunicazioni, inviate tra il 30 marzo 2024 e il termine del 4 aprile, che incidono sui elementi essenziali della detrazione: potrebbero essere ritrasmesse corrette entro 5 giorni lavorativi dall’entrata in vigore della legge di conversione. Attesa poi per la messa a punto dello spalmacrediti. Si scaldano i motori in vista del voto agli emendamenti al decreto Superbonus in commissione Finanze al Senato. La road map prevede con ogni probabilità l’entrata nel vivo delle votazioni da giovedì e la chiusura delle votazioni in commissione per martedì 14, in modo da arrivare in Aula a Palazzo Madama nel pomeriggio di mercoledì 15 e chiudere così la partita in prima lettura.
Un cammino che oggi sarà scandito dalla presenza del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ai lavori della commissione Finanze. Un momento di confronto in cui si attendono chiarimenti. Soprattutto sul tema di una riproposizione di un meccanismo spalmacrediti opzionale da 4 a 10 anni. In ambienti parlamentari non si esclude che possa arrivare un emendamento a firma del Governo o del relatore Giorgio Salvitti (Fratelli d’Italia). Salvitti punta molto sull’introduzione che possa portare a un coinvolgimento dei Comuni nel contrasto alle frodi sul superbonus. Tra le ipotesi su cui sta lavorando con il ministero dell’Economia si potrebbe arrivare al 50% della partecipazione dei Comuni nel gettito recuperato. Una quota che potrebbe risultare maggiormente attrattiva per spingere i sindaci a mettere in campo le risorse umane necessarie a effettuare le verifiche sul territorio.
Tra i temi principali da valutare, come ammesso dallo stesso Salvitti, restano poi le estensioni delle norme per zone colpite dal sisma, interventi per le barriere architettoniche e per le Onlus. La traccia segnata dal decreto, che punta a chiudere la stagione della cessione dei crediti, è quella di un sentiero strettissimo per le modifiche. Per ora sono stati dichiarati inammissibili 17 emendamenti per estraneità di materia tra i 355 presentati. Come ha sottolineato Salvitti i correttivi «che non hanno copertura vengono esclusi, ma abbiamo permesso ad alcuni gruppi di correggerli per mettere la copertura». Tra gli emendamenti che puntano a ottenere il via libera c’è quello a prima firma di Filippo Melchiorre (Fratelli d’Italia), che punta a una finestra delimitata per la correzione di errori sostanziali nell’invio delle comunicazione di cessione dei crediti. Anche su questo punto sarà decisiva l’ultima parola dell’Economia.
Fonte: Il Sole 24 Ore