Surgelati, gli acquisti di piatti pronti cresciuti di oltre il 34% in 4 anni
Nonostante una flessione dell’1,2% delle quantità acquistate nei supermercati nel 2023, i surgelati resistono bene allo svuotamento del carrello dovuto a crisi e inflazione. Più che l’aumento dei prezzi, è stato il ritorno dei consumi fuori casa dopo la pandemia a far diminuire le vendite (come del resto per altri alimenti). Ma dal confronto con il 2019 si vede come il ricorso agli alimenti da conservare in freezer sia entrato più stabilmente nelle abitudini degli italiani rispetto al pre Covid.
È il trend che emerge analizzando i dati elaborati dall’Istituto italiano alimenti surgelati (Iias), secondo cui nel 2023 sono state oltre 645mila le tonnellate di surgelati consumate a casa, quasi il 10% in più rispetto al 2019. Il confronto più interessante riguarda però le singole categorie. I vegetali pesano per oltre un terzo dei consumi, ma probabilmente il loro consumo era già consolidato nelle abitudini delle famiglie: in questo caso l’aumento di acquisti negli ultimi 4 anni è stato dell’1,1%. Il pesce (naturale e panato) ha raggiunto le 92.372 tonnellate con un incremento del 2,3%. Il dato più significativo e determinante nel cambio di abitudini di consumo è quello sui piatti pronti: +34,3% fra il 2019 e il 2023, quando hanno raggiunto le 66.637 tonnellate. E poi ci sono le patate, cresciute di ben il 35,8%. Un dato condizionato probabilmente anche dagli aumenti record riscontrati sul fresco, ma che comunque conferma l’apprezzamento per i prodotti facili e veloci da preparare (complice probabilmente anche il boom delle friggitrici ad aria).
«Il Covid ha segnato uno spartiacque per i surgelati – commenta Giorgio Donegani, presidente Iias – all’inizio c’era la paura di rimanere senza cibo e si facevano scorte, ma poi ci si è accorti, ad esempio, che i surgelati limitano gli sprechi e mantengono a lungo le caratteristiche del fresco pur essendo per legge senza conservanti. Sono insomma usciti vincenti dalla prova della pandemia e da riserva di emergenza sono diventati prodotti da usare tutti i giorni e lungo tutto la giornata. Anche perché le tecnologie di lavorazione si sono evolute. Solo chi ha qualche anno sulle spalle si ricorda i bustoni con il blocco unico da mettere in pentola, ora le tecniche Iqf (con gli ingredienti surgelati singolarmente, ndr) e altre innovazioni garantiscono risultati ben diversi».
Il fatto di non poter mangiare fuori ha influito sul consumo dei cosiddetti comfort food (in questo caso frozen) ma anche dei primi piatti pronti o delle pizze. «Queste ultime ad esempio ora sono in un momento di assestamento dopo i tassi di crescita a due cifre – continua Donegani – perché appunto gli italiani sono tornati in pizzeria (i dati dettagliati però saranno forniti da Iias solo a giugno, ndr). Questo ha ovviamente influito sulla recente flessione nel retail. Che però non vuol dire abbandono di alcune abitudini. Soprattutto tra i giovani i surgelati sono sempre più parte integrante della spesa».
Al lieve calo degli acquisti (che nelle previsioni di Iias sarà comunque compensato dal canale horeca, ma i dati non sono ancora disponibili) corrisponde un incremento del 6,2% in termini di euro spesi, ovviamente per effetto dell’aumento dei prezzi, ma anche della diversa composizione del carrello, che come detto premia prodotti con caratteristiche di servizio e piatti pronti, e quindi a maggior valore aggiunto e dai prezzi più alti. Il giro d’affari complessivo del settore salirà dunque ben oltre i 5,3 miliardi del 2022.
Fonte: Il Sole 24 Ore