Svolta infermieri: tre lauree e la possibilità di fare ricette, ma i medici insorgono

Gli infermieri la definiscono già “una riforma epocale” e cioè l’avvio di tre lauree magistrali a indirizzo clinico (dopo la triennale obbligatoria per diventare infermiere) e la possibilità per chi si specializzerà di poter fare precrizioni di tipo infermieristico. E cioè ricette per prescrivere dispositivi per l’incontinenza, materiali per le medicazioni o presidi per le stomie a cominciare da sacche e cateteri. Presidi, questi, legati all’assistenza infermieristica che però oggi necessitano di una ricetta firmata dai medici. Che insorgono dicendosi “sconcertati” per non essere stati “interpellati” su questa novità: “La prescrizione presuppone una diagnosi e la diagnosi è di competenza del medico”, spiega la Fnomceo.

La svolta delle tre lauree magistrali per gli infermieri

E’ stato il ministro della Salute Orazio Schillaci ad annunciare nei giorni scorsi la nascita delle 3 aree di specializzazione infermieristiche: in cure primarie e sanità pubblica; in cure pediatriche e neonatali e in cure intensive e nell’emergenza. L’istituzione di queste aree di specializzazione, che prossimamente saranno recepite dalla revisione della classe di laurea da parte del Mur, ha l’obiettivo di offrire più opportunità formative e sbocchi di carriera agli infermieri in possesso della laurea magistrale. “Stiamo lavorando a un progetto complessivo che guarda al futuro della sanità italiana e al ruolo cruciale che gli infermieri ricoprono oggi e che svolgeranno nell’assistenza sul territorio”, ha chiarito Schillaci.

I medici: “Prescrizione e diagnosi spettano a noi”

Immediata la reazione dei medici: “Siamo sconcertati e rammaricati per non essere stati interpellati come prevede la legge”, spiega il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. “La prescrizione presuppone una diagnosi – spiega Anelli – e la diagnosi è di competenza del medico. Una competenza che il medico non si arroga, ma che gli viene conferita dalla legge, secondo il suo percorso di studi. La diagnosi è un atto medico complesso, che ha come fondamento tutta una serie di conoscenze che coinvolgono l’intero percorso di studi e non si esauriscono in uno o due esami universitari”. “ Attendiamo – conclude Anelli – di esaminare il provvedimento, che non conosciamo: laddove fossero attribuite ad altri professionisti competenze esclusive del medico, saremmo costretti a valutarne l’impugnazione”.

La risposta degli infermieri: “Si ottimizza percorso di cura”

“Non stiamo chiedendo niente di nuovo. Oggi succede che l’infermiere chiede già questi dispositivi al medico che li prescrive e quindi con questa innovazione si ottimizza il percorso di presa in carico”, avverte la presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche Barbara Mangiacavalli. Che sottolinea come “gli infermieri non intendono minimamente prendere in mano la diagnosi medica che resta di esclusiva competenza del medico. Ma nella complessità dei Sistemi sanitari esiste anche la diagnosi infermieristica assistenziale da quando esiste il profilo professionale. E su questo tipo di diagnosi dopo 30 anni gli infermieri dopo una laurea magistrale avranno finalmente la possibilità di prescrivere quei presidi e quegli ausili che servono proprio a questa assistenza infermieristica”.

Fonte: Il Sole 24 Ore