Taglio delle accise per i birrifici artigianali
I birrifici artigianali dal 2025 potranno applicare un’accisa ridotta, come è avvenuto per gli anni 2022 e 2023. A stabilirlo è un emendamento alla manovra di Bilancio approvato dalla commissione della Camera. Fino ai 10mila ettolitri l’accisa sarà ridotta del 50%, se la produzione annua è compresa tra 10mila e 30mila ettolitri l’aliquota sarà tagliata del 30%, del 20% infine fino a 60mila ettolitri.
Soddisfazione da parte degli operatori del settore. «Con un intervento economico limitato, inferiore ai 3 milioni di euro, il Governo sostiene concretamente le produzioni brassicole artigianali nazionali, dando quel supporto che per il settore, fatto di piccole e piccolissime imprese, rappresenta un volano determinante per la crescita – ha dichiarato Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai –. Permettiamo così di ridare, infatti, ulteriore impulso al mondo brassicolo artigianale che, con le sue idee e il suo fermento, è stato in grado, in pochi anni, di rendere le sue produzioni un vanto del Made in Italy nel mondo. Ci auguriamo che il lavoro prosegua in modo corale attraverso uno snellimento della burocrazia e un ammodernamento delle norme affinché possano meglio rispondere alle esigenze di un settore fortemente in evoluzione».
«La riduzione dell’accisa rappresenta un aiuto per la crescita delle filiere dal campo alla tavola che sul territorio nazionale stanno già vedendo lo sviluppo di esperienze importanti, attraverso la crescita della produzione di orzo e di luppolo italiani, con un indotto importante per l’economia dei territori», ha detto il presidente del Consorzio Birra Italiana Teo Musso.
Un comparto che vede oggi quasi 1.200 birrifici in tutta Italia, di cui, secondo le stime Coldiretti–Consorzio Birra Italiana, circa un quarto è agricolo, ovvero produce da sé le materie prime necessarie con una percentuale in costante crescita. La birra artigianale è entrata sempre più nelle case degli italiani, con una produzione di 48 milioni di litri, di cui quasi 3 milioni di litri destinati all’export e, un valore di oltre 430 milioni di euro sul mercato del fuori casa, garantendo 92.000 posti di lavoro tra addetti diretti e indiretti. «Un fenomeno sul quale pesano però l’aumento record dei costi di produzione legati alle tensioni internazionali e gli effetti dei cambiamenti climatici. Siccità e maltempo hanno causato una riduzione importante della produzione di orzo – conclude Coldiretti – facendo drasticamente calare le rese, pur se il prodotto si presenta comunque di ottima qualità».
Fonte: Il Sole 24 Ore