Tariffe per l’acqua, dove le famiglie spendono di più
È di quasi 400 euro, 393 per la precisione contro i 378,7 euro del 2023, la bolletta annuale 2024 per la fornitura di acqua per una famiglia media di tre persone con un consumo di 150 metri cubi. La spesa diventa di 172 euro per la famiglia unipersonale con un consumo di 56 metri cubi. È quanto rileva il report «La nuova sfida della qualità, tariffe, investimenti e cambiamenti climatici. Quali politiche strutturali sostenibili nel territorio?» realizzato dal Centro studi Ircaf. Sono state analizzate le tariffe del servizio idrico di 111 capoluoghi di provincia e la qualità delle prestazioni fornite agli utenti.
La spesa annuale è il frutto della somma di diverse voci che compongono il costo del servizio idrico. Tra tutte spicca quella dell’acquedotto, che pesa per il 40,6%, la fognatura, un altro 11,7%, la spesa per la depurazione, 102 euro pari al 26% della spesa della famiglia di tre persone. Ci sono poi altre voci di costo e l’Iva al 10%.
La classifica
Se i 393 euro rappresentano il costo medio in alcune province si può arrivare a spendere oltre un terzo in più. È il caso della laziale Frosinone, città dove la bolletta per i consumi di tre persone raggiunge il top di 705,4 euro il 79% in più rispetto la media nazionale. Seguono diverse province toscane dove la spesa oscilla da un massimo di 637,8 a Pisa (+62%) a un minimo di 559,6 euro di Prato e Pistoia. La top ten delle bollette pesanti è chiusa da Latina dove la famiglia Rossi spende 557,2 euro l’anno, quasi il 42% in più. In Nord Italia e alcune città del Mezzogiorno si contendono la palma delle bollette light. Su tutte si afferma Cosenza con una spesa di soli 140 euro l’anno (-64% sulla media nazionale) preceduta da Campobasso e Isernia con 190 euro (-51%). Tra le meglio posizionate ben figurano Milano con 225,3 euro, Monza e Brianza a 243 euro ma anche Avellino (253 euro) e Catania con 263 euro. Abissale la differenza che separa Frosinone da Cosenza: il gap è del 403 per cento. A livello di macro aree l’acqua si paga di più nel Centro Italia dove la spesa media per 3 persone è di 519 euro mentre il servizio più conveniente è nel Nord-Ovest con 335 euro. Anche nel Sud e Isole la spesa è inferiore del 10% rispetto la media nazionale.
Rispetto alla precedente rilevazione Ircaf evidenzia a livello nazionale un aumento medio nell’ordine del 3,77% ma nel Nord Italia ecco un +7,3% e nel Sud e Isole un “risparmio” di quattro decimi di punto. Nel lungo periodo, tra il 2011 e il 2024, gli aumenti applicati dai gestori superano di qualche multiplo il tasso d’inflazione perché la spesa è passata dai 216 euro del 2011 agli attuali 393 euro con un +81,5%.
Così sul territorio
Nel servizio idrico integrato, secondo le analisi di Ircaf su dati Arera, sembra non reggere il proverbio «chi più spende meno spende». Infatti il confronto tra costo del servizio contro la qualità tecnica, che tra gli altri include la qualità dell’acqua erogata, perdite idriche, adeguatezza del sistema fognario fino alla qualità dell’acqua depurata, e del servizio premia il Nord – Ovest dove a una spesa media molto inferiore alla media nazionale corrispondono una qualità sia tecnica che contrattuale, il tempo per effettuare prestazioni tecniche come preventivi, allacciamenti, verifica della pressione, rateizzazione e sportelli per il pubblico, superiori alla media nazionale. Nel Nord – Est invece a fronte di una spesa in linea con la media gli utenti ricevono una qualità tecnica in linea con la media e una qualità contrattuale di poco superiore. Nel Centro Italia, dove la spesa è di parecchio superiore alla media, la qualità tecnica del servizio è inferiore alla media e c’è una qualità contrattuale molto superiore alla media nazionale. Questa analisi è più difficile da portare a termine nel Sud e Isole dove gli Egato, gli Enti di governo dell’ambito territoriale ottimale che devono raccogliere queste informazioni non sono ancora operativi. Anche per questo nel Mezzogiorno a una spesa media di poco inferiore alla media nazionale corrispondono sia una qualità tecnica che una qualità contrattuale molto inferiori alla media nazionale.
Fonte: Il Sole 24 Ore