Tasse e criptovalute, perché la Ue teme il doppio attacco di Trump alle regole
BRUXELLES – Si tocca con mano a Bruxelles il timore che l’amministrazione Trump possa rimettere in discussione la delicata intelaiatura di regole faticosamente adottata negli ultimi anni nel doppio tentativo di rispondere alla crisi finanziaria del 2007-2009 e di gestire la globalizzazione. Due i temi emersi prepotentemente negli ultimi giorni: la tassazione delle multinazionali e il ruolo delle cripto-valute. Su entrambi i fronti, il rischio per l’Europa è di assistere a un (ulteriore) travaso di risparmio verso gli Stati Uniti.
Sul primo versante, Washington ha annunciato di volersi ritirare dall’accordo internazionale firmato nel quadro Ocse e che prevede una tassazione minima (del 15%) per le imprese multinazionali. Il presidente Donald Trump ha spiegato che l’intesa «non ha alcun effetto negli Stati Uniti». L’obiettivo dell’accordo è doppio: evitare che le imprese digitali riescano a eludere le imposte e prevenire una corsa al ribasso delle aliquote.
Per bocca del commissario all’economia Valdis Dombrovskis, la Commissione europea ha spiegato di essere «dispiaciuta» per la scelta americana. Ricordando che il nuovo presidente ha promesso una propria riforma fiscale, l’ex premier lettone ha aggiunto: «Riteniamo che valga la pena dedicare un po’ di tempo alla discussione di questi temi con la nuova amministrazione americana, per comprendere meglio le loro richieste e spiegare anche la nostra posizione».
La recente decisione del nuovo presidente di lanciare $Trump
Sul secondo versante, ossia le cripto-valute, molti hanno visto nella recente decisione del nuovo presidente di lanciare $Trump, vale a dire una moneta celebrativa che sta avendo grande successo tra gli investitori, la conferma del suo desiderio di adottare una regolamentazione leggera nel delicato settore delle cripto-valute. C’è il timore che i proprietari delle grandi piattaforme digitali possano a loro volta lanciare monete di questo tipo e permetterne lo scambio sulle loro reti sociali.
Come detto, nei due casi il pericolo è di assistere a un nuovo trasferimento di risparmio dall’Europa verso l’America, risparmio attirato da imprese poco tassate e da strumenti finanziari alternativi e poco regolamentati. In ultima analisi a rischio è il valore dell’euro. Parlando ieri a Davos la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto: «Non è nell’interesse di nessuno spezzare i legami nell’economia globale».
Fonte: Il Sole 24 Ore