Tasse e multe non pagate, sulle cartelle oltre 155mila cause tra fisco e contribuenti
Tra Fisco e contribuenti sulle cartelle esattoriali è lite continua. Nel 2024 i contenziosi instaurati su tasse e multe e non pagate sono stati oltre 155mila e 500. Un migliaio in meno circa rispetto al 2023, stando almeno ai dati forniti riportati nel consuntivo dell’attività svolta dalle Entrate e da Entrate-Riscossione durante la direzione generale di Ernesto Maria Ruffini. Con oltre 20 milioni di atti emessi, i debitori iscritti a ruolo generano circa 200.000 ricorsi in primo grado. Sebbene l’indice di impugnazione degli atti sia relativamente basso, oscillando tra l’1 e l’1,25%, il volume e la complessità del cosiddetto contenzioso esattoriale hanno richiesto interventi significativi per migliorarne la gestione e ridurne soprattutto i costi.
Un aiuto dall’intelligenza artificiale
Per ottimizzare l’efficienza dei processi di lavorazione e a rafforzare la struttura organizzativa incaricata della gestione delle controversie l’agente pubblico della riscossione ha spinto soprattutto sulla digitalizzazione dei conferimenti e delle procure alle liti e con l’introduzione dell’intelligenza artificiale (Ia) ha gestito gli atti introduttivi del giudizio e delle sentenze, nonché la parziale internalizzazione delle difese e l’introduzione di nuove misure come l’accredito bancario per il pagamento delle spese di giudizio. Alla digitalizzazione è stata poi affiancata l’attivazione di una serie di protocolli d’intesa con le Entrate per garantire una maggiore sinergia e migliorare la rappresentanza nei contenziosi congiunti. C’è stato lo sviluppo dell’Agenda legale con cui sono stati comunque compressi i tempi di lavorazione ed evitate doppie registrazioni. Le riforme introdotte e la spinta alla digitalizzazione hanno portato a una netta riduzione dei contenziosi strumentali e hanno ottenuto risultati positivi consentendo nella gestione del contenzioso esattoriale di tagliare i costi complessivi di circa 15 milioni di euro. Lo stesso numero di impugnazioni è sceso dello 0,46% e l’indice di vittoria delle Entrate ha registrato un notevole incremento, raggiungendo il 73,17 per cento.
L’elenco Avvocati
Con la creazione di un “Elenco Avvocati” per l’affidamento degli incarichi legali, inoltre, è stato possibile selezionare i migliori professionisti del settore, con l’intento di migliorare l’efficacia e ridurre i costi legali. Il sistema di selezione è stato sottoposto a regole più trasparenti, con l’introduzione di un “Regolamento” che prevede la riapertura annuale dei termini di iscrizione all’elenco, consentendo ai professionisti di aggiornare le proprie aree di competenza.
L’estratto di ruolo
Tra gli aspetti più critici del contenzioso esattoriale ci sono senza dubbio i ricorsi contro gli estratti di ruolo, in particolare quelli relativi alle sanzioni amministrative per violazioni al Codice della Strada. In queste situazioni, l’alta concentrazione di ricorsi in alcune aree, come la Campania, ha generato un “magazzino della riscossione” composto da crediti arretrati, che, nonostante numerosi tentativi di recupero, rimangono in gran parte non riscossi. A far esplodere le liti esattoriali sugli estratti di ruolo è stata la Corte costituzionale che ha sancito l’ammissibilità dell’impugnazione degli estratti di ruolo, anche quando non sono validamente notificati. L’effetto diretto è stato quello di far lievitare le cause di circa il 40% per estratti di ruolo degli anni 2000, creando una tanto e tale contenzioso tale da determinare una vera e propria impasse legale. Basti pensare che anche in pieno Covid nel 2020, su 135mila ricorsi ben 55mila erano riferiti a impugnazioni di estratti di ruolo. Un atto, quest’ultimo, che per altro non è di fatto un atto della riscossione in quanto per sua natura non contiene nessuna richiesta impositiva e non incide sui beni patrimoniali del debitore. Per contrastare il fenomeno, nel 2021 con il decreto-legge n. 146, che ha limitato la possibilità di impugnare gli estratti di ruolo, sono state fissate specifiche eccezioni in cui il debitore può dimostrare un pregiudizio concreto derivante dall’iscrizione a ruolo.
Fonte: Il Sole 24 Ore