Tavares, successi e insuccessi in Italia. Il rebus delle fabbriche e la battaglia in Europa

Il piu grande successo di Carlos Tavares potrebbe essere quello di aver trovato una soluzione al problema della “variabile cinese” che mette insieme mercato e industria, grazie alla partnership con Leapmotor. Il più grande insuccesso, quello di aver ridotto al lumicino la produzione di Stellantis negli stabilimenti italiani del gruppo. L’ultima stima fatta dai sindacati parla di poco più di 300mila autovetture realizzate in Italia nel corso del 2024, mezzo milione se si considerano anche i veicoli commerciali leggeri. Numeri che riportano il paese indietro agli anni Cinquanta.

L’arrivo di Tavares alla guida del Gruppo, con la fusione tra Psa e FCA, nel 2021, coincide con l’avvio di un piano certosino di riduzione dei costi, nel nome dell’efficienza e dei margini. «Dobbiamo affrontare la sfida della transizione e la concorrenza cinese» diceva Tavares che in quella prima fase ha più volte visitato gli stabilimenti italiani insistendo sul tema dei costi fissi, dei servizi, della variabile energetica. Le fabbriche italiane non sono competitive, è il mantra che ripete durante le visite nei diversi plant del Gruppo.

Rientra in questa azione di riduzione dei costi, che Tavares aveva già applicato al Gruppo Psa sin dal suo arrivo, nel 2014, anche il piano di riduzione del personale in Italia, calato negli ultimi anni di 12mila unità attraverso piani di incentivi all’uscita, e la forte pressione esercitata sulla rete di fornitori, a cui Stellantis chiede una riduzioni dei prezzi delle forniture fino al 20%. «Stiamo lavorando sodo per cercare di evitare scelte difficili come quelle che sta facendo Volkswagen – ha detto durante l’ultima visita a Mirafiori – ma è ancora troppo presto per dire se ce l’abbiamo fatta».

In realtà, in Italia una fabbrica Tavares l’ha chiusa. La decisione di rinunciare al polo di Grugliasco viene presa nel 2022. Una chiusura che fa certo meno rumore di quanto annunciato da Volkswagen, anche perché gli addetti impiegati nella “fabbrica modello” alle porte di Torino (”Avvocato Gianni Agnelli Plant”) vengono tutti spostati a Mirafiori. Ma è lo stesso Tavares a dire che in Italia ci sono ancora due stabilimenti in più rispetto al fabbisogno produttivo.

Vista la situazione dei volumi di quest’anno e dell’anno prossimo, quando la situazione rimarrà sostanzialmente invariata, c’è da ragionare su quali fabbriche rischiano di più. Cassino e Melfi avranno le nuove piattaforme produttive Stla Large e Medium, per Pomigliano c’è la Pandina ibrida, per Mirafiori la 500 mild hybrid. Manca all’appello la piattaforma Small e una politica di rilancio del brand Maserati.

Fonte: Il Sole 24 Ore