tecniche anti-bias per decisioni strategiche

tecniche anti-bias per decisioni strategiche

Quante decisioni vengono prese nell’arco di una giornata? Infinite. Da una ricerca realizzata da B. Sahakian e J. N. LaBuzzetta per la Cornell University emerge che ogni persona si assume in media la responsabilità di 35.000 decisioni al giorno . Va precisato che tra queste molte sono di poco conto se non, spesso, inconsapevoli. Come scegliere se posticipare la sveglia mattutina o il numero di cucchiaini di zucchero da versare nel caffè. Tali scelte sono mediate dal cosiddetto “Sistema 1”, al quale lo psicologo Daniel Kahneman fa riferimento per il pensiero veloce, quello cioè automatico e istintivo. Ben diverso dal “Sistema 2”, che rappresenta il pensiero lento, razionale, e che si attiva nell’affrontare attività mentali impegnative come eseguire un’operazione matematica o confrontare il prezzo tra due prodotti.

È il ricorso al Sistema 1 a portare all’elaborazione dei cosiddetti bias cognitivi, ormai ben noti anche ai non esperti di neuroscienze. Sebbene godano di una reputazione negativa, questi “errori della mente” soggiacciono a uno scopo preciso e funzionale: risparmiare energia cognitiva. In pratica, elaborando un giudizio o una decisione vengono inconsapevolmente usate scorciatoie mentali chiamate euristiche, che attribuiscono un senso alla realtà circostante sfruttando i preconcetti ereditati dall’esperienza o dalla cultura di riferimento. Sono strade brevi legate alla sopravvivenza dell’uomo: è grazie a loro che vedendo avanzare un fuoco si è istintivamente spinti a correre in direzione opposta. Il problema, semmai, è l’attivazione inconscia del Sistema 1 per definire decisioni necessitanti un ragionamento ponderato.

È ciò che ad esempio accade all’interno di un processo di selezione del personale qualora si scelga un candidato non già per le sue reali competenze ma perché di bell’aspetto (effetto alone), perché più simile alla persona che precedentemente occupava il ruolo (bias dello status quo) o ancora perché intervistato dopo un candidato assolutamente inadatto al ruolo ricercato (effetto contrasto).

Lo stesso Kahneman ha successivamente introdotto il concetto dinoise per definire quegli errori decisionali che si verificano in conseguenza alla variabilità casuale del momento in cui viene espresso un giudizio o presa una decisione . Sempre rimanendo in ambito di selezione del personale, un Hr potrebbe inconsciamente rivelarsi più severo rispetto al solito a causa dell’irritazione causata dal traffico mattutino, dalle condizioni meteo o dalla squadra del cuore sconfitta in un match disputato la sera precedente.

Come basare le decisioni su elementi oggettivi

La consapevolezza e il conseguente superamento di bias cognitivi e noise permettono di basare le proprie decisioni su elementi oggettivi, rendendole strategiche e non più soggettive ed egoriferite. Per fronteggiare questi meccanismi istintivi occorre implementare in maniera sistematica le strategie anti-bias, e la tecnica più performante all’interno di relazioni interpersonali è rappresentata dalla domanda, uno strumento tanto semplice quanto potente. Le persone sono portate a formulare ipotesi prendendo decisioni di conseguenza: domandare permette di confermare o confutare queste supposizioni rendendo più strategico il processo decisionale. Oltre la domanda, una tecnica anti-bias in ambito manageriale è rappresentata dalla co-progettazione: anziché imporre una decisione la si costruisce insieme ai collaboratori, godendo di punti di vista differenti e individuando una soluzione derivante dalla somma delle idee di tutti.

Fonte: Il Sole 24 Ore