Tecnologia e digitale leve del made in Italy sui mercati emergenti

Settori che hanno un grande potenziale di sviluppo, assieme naturalmente a quelli legati al lusso e alla persona, al design e al food, in Paesi molto diversi tra loro come Vietnam, India, Cina, per restare in questa parte del mondo. Cina che, nonostante le difficoltà e alcuni irrigidimenti del periodo post-pandemia, rimane un mercato chiave per il made in Italy, come hanno detto Mario Boselli, presidente di Italy China Council Foundation ICCF, Giuliano Noci, prorettore Polo Territoriale Cinese del Politecnico di Milano e Lorenzo Riccardi, presidente della Camera di Commercio Italiana in Cina.

Africa e Sud America oltre i pregiudizi

Al Summit si è parlato molto di Africa e delle opportunità che si aprono grazie al Piano Mattei, si è parlato di Sud America, in particolare di Argentina e Brasile, e si è parlato di Medio Oriente, con gli Emirati Arabi Uniti come destinazione, a oggi, per i prodotti italiani di tutti i settori, in particolare quelli legati al mondo delle costruzioni. Ma si è parlato anche di mercati maturi: degli scenari che si aprono negli Stati Uniti alla vigilia delle elezioni presidenziali, oppure nella Gran Bretagna post-Brexit dove, ha osservato Alessandro Belluzzo, presidente della Camera di Commercio Italiana in Regno Unito, «occorre procedere verso un modo nuovo di fare business, sul modello di quanto facciamo negli Usa o in Giappone, preparandosi con un budget e una programmazione precisa».

I mercati maturi e la nuova Europa

E si è parlato di Germania, il grande malato d’Europa, con cui l’Italia condivide un interscambio commerciale pari a 164 miliardi di euro nel 2023, come ha ricordato Emanuele Gatti, presidente della Camera di Commercio Italiana a Francoforte, precisando che, anche in questa situazione complessa, si aprono per le aziende occasioni di business, anche in questo caso soprattutto in ambito tecnologico e digitale.

Infine, uno sguardo ai vicini Balcani, ancora poco esplorati dalle imprese italiane e dunque ricchi di opportunità, a cominciare dalla Serbia dove, ha spiegato Stefano Gorissen, senior Country Risk analyst di Sace, l’Italia genera il 41% dei 5,7 miliardi di euro di export realizzato nei Balcani Occidentali nel 2023. Un Paese dove il «Sistema Italia» è presente al completo, da soggetti pubblici come Sace, Simest, Ice e Cdp, alle camere di commercio, a soggetti privati come Confindustria, e questo può sicuramente aiutare le aziende intenzionate a esportare lì. I settori trainanti, ha aggiunto Gorissen, sono mezzi di trasporto, turismo, energie rinnovabili e Ict.

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Fonte: Il Sole 24 Ore