Tecnologie, aumentano i brevetti collaborativi
Aumentano i “brevetti collaborativi”, realizzati attraverso attività di collaborazione tra concorrenti. Su un campione di circa 2mila aziende – le più grandi a livello mondiale per investimenti in ricerca e sviluppo – i brevetti collaborativi sono cresciuti del +159% tra il periodo 2003-2006 (quando erano 15mila i casi di collaborazione tra aziende dello stesso settore che hanno dato luogo a innovazioni brevettate congiuntamente) e quello 2019-2022. Negli ultimi vent’anni la quota di questo genere di brevetti sul totale è quasi raddoppiata (+82%).
A segnalare il decollo della «coopetizione» – la strategia in grado di combinare simultaneamente dinamiche cooperative e competitive tra due o più Stati o tra due o più aziende per rispondere più efficacemente alle sfide dell’innovazione tecnologica e dei processi geostrategici ottenendo reciproci vantaggi – è il nuovo rapporto del Centro economia digitale che sarà presentato stamattina alla Farnesina e che vede i contributi degli amministratori delegati delle aziende partner del Ced: Amazon Web Services, Cisco, Enel, Eni, Google, Gruppo FS, Hewlett Packard Enterprise, Microsoft, Open Fiber, Terna e Tim.
«Le strategie coopetitive – spiega Rosario Cerra, presidente del Centro economia digitale – vengono realizzate in tutti i principali settori ad alta intensità tecnologica e in tutte le aree del globo. Tra i settori che abbiamo analizzato, l’intensità della coopetizione intrasettoriale misurata come percentuale di brevetti collaborativi sul totale è più alta in quello della salute (0,68%), seguito dall’Ict (0,29%), che però è l’ambito che registra il maggior numero di brevetti collaborativi. Subito dopo ci sono energia (0,19%) e aerospazio (0,06%)». Dal punto di vista geografico, nel 2019-2022 sono gli Stati Uniti a mostrare la più elevata intensità di coopetizione per l’innovazione (0,75% la quota di brevetti collaborativi). A seguire, l’aggregato europeo costituito da Italia, Francia e Germania (0,39%) e il Giappone (0,15%). Naturalmente il potenziale cresce quando si tiene conto anche della coopetizione intersettoriale tra imprese operanti in campi diversi.
Allargando il focus alla coopetizione tra Paesi, considerate le crescenti tensioni geopolitiche per la supremazia tecnologica e militare, lo studio segnala in ogni caso che è più che raddoppiato, tra il 2008 e il 2021, il numero di pubblicazioni scientifiche che vedono uno o più autori internazionali, passando da 300mila a oltre 770mila. Un rallentamento si osserva nell’ultimo biennio, con la quota di copubblicazioni in discesa dal 15% al 14,3 per cento.
Non sorprendono le dinamiche emerse: le collaborazioni Cina-Usa nell’ambito della ricerca diminuiscono (dal 9,4% del 2019 al 7,1% del 2023), mentre quelle Ue-Cina continuano a lievitare (dal 4,7% al 5,9%). Il sistema europeo, in altre parole, resta aperto, come dimostra anche l’aumento significativo delle collaborazioni internazionali che coinvolgono partner extra-Ue nell’ambito dei programmi quadro per la ricerca: gli Usa, con quasi 3mila progetti finanziati, sono il principale “compagno” di strada, seguiti da Cina e Russia.
Fonte: Il Sole 24 Ore