Tefaf, la fiera europea conquista il pubblico americano
La prima vera edizione post-pandemia della fiera Tefaf nella sua versione newyorkese ha visto una grande partecipazione di pubblico, soprattutto, all’inaugurazione tenutasi l’11 maggio e nelle giornate successive fino al 16 maggio. Rispetto alla edizione principale di Maastricht dello scorso marzo con oltre 300 gallerie, l’elegante sede del celeberrimo ‘Armory’ ha ospitato 91 gallerie, soprattutto, di arte e design del ‘900 occidentale, con qualche incursione nelle arti antiche e nel contemporaneo, oltre all’alta oreficeria.
Ottima presenza di gallerie ed arte italiana, mentre diversi stand proponevano monografie di artisti, spesso donne. La forbice di prezzo della fiera si situa attorno alle centinaia di migliaia di dollari e, comunque, sotto il mezzo milione in generale, con qualche punta verso il milione. In generale, i prezzi indicati sono quelli richiesti e riflettono un mercato di fascia medio-alta, che spesso trova riscontri nelle corrispondenti aste di categoria, in corso a New York negli stessi giorni.
Le gallerie e l’arte italiana
Sette gallerie provenivano dall’Italia, una forte rappresentanza per il paese. La toscana Tornabuoni, che ha da poco aperto una galleria anche a Roma, ha presentato una selezione di nomi oramai classici del dopoguerra italiano, vendendo opere delle artiste Carla Accardi e Dadamaino, oltre allo spazialista Scheggi e ad opere di Alighiero Boetti, per prezzi a partitre dalla soglia poco sotto i 100mila € in su, e ha riportato trattative in corso per un Morandi milionario. La milanese e londinese Cardi ha proposto una selezione di Arte Povera, forse non al livello della spettacolare esibizione per MiArt ad aprile, ma comunque rappresentativa dei principali artisti, fra cui una grande composizione di Carol Rama con caratteristiche strisce di copertone di bici prezzata sotto il mezzo milione di dollari. Anche la torinese e londinese Mazzoleni proponeva Accardi, insieme a opere classiche figurative di de Chirico e Morandi, con una attenzione particolare per Salvo, artista che sembra essere al momento sotto la lente. Morandi è ovviamente il pane quotidiano per la Galleria Maggiore di Bologna, che propone sempre una selezione di acqueforti e dipinti del maestro, accessibili sotto la soglia dei 100mila $, oltre ad un disegno futurista di Severini. Due gallerie italiane si sono focalizzate, invece, sul contemporaneo: Galleria Continua ha offerto nuovi lavori di Loris Cecchini, e ha venduto un lavoro di Kiki Smith, oltre ad opere ‘storiche’ di Carlos Cruz-Diez (attorno al mezzo milione di $) di cui organizza la personale a San Gimignano a fine maggio. Massimo De Carlo, invece, si è concentrata sui dipinti decorativi e naturalistici di Nicole Wittenberg.
Tornando al dopoguerra italiano e il ‘900 internazionale, la londinese Robilant+Voena che nello spazio di New York ha proposto cinque spettacolari «Mappe» di Boetti, ha portato in fiera le Avanguardie con un acquarello di Kandinsky attorno a 275mila $ e un lavoro su carta futurista di Balla per 350mila $, oltre a una composizione con farfalle di Damien Hirst attorno a 150mila $. Anche da R&V non mancano mai lavori degli anni 60-70 italiani, con un opera di Dadamaino attorno ai 100mila $, nonché dipinti di Carla Accordi: decisamente le due artiste italiane meglio rappresentate in fiera.
L’arte italiana faceva bella mostra anche in diverse gallerie internazionali. La francese Vedovi proponeva una inusuale collaborazione fra una opera rossa con buchi di Lucio Fontana e una struttura di Crippa, una delle opere più care in vendita a 2,7 milioni di $ (prezzo richiesto come sempre). Infine, una grandiosa composizione con i celebri strappi di Rotella (richiesta attorno a 400mila $) dominava una parete della newyorkese Edward Tyler Nahem, una delle più grandi opere per dimensione di tutta Tefaf.
Le proposte monografiche e le artiste
Diverse gallerie hanno seguito la strada rischiosa ma interessante di presentare un solo artista, con una particolare enfasi al femminile. Thaddeus Ropac ha omaggiato l’ottuagenaria viennese Martha Jungwrith, le cui grandi tele grezze ispirate da gesti a cavallo fra astrazione e figurativo sono andate vendute a prezzi nella forbice 150-450mila €. La mega-galleria Pace apriva la fiera con una combinazione di oggetti scultorei e collage su carta di Louise Neveson. Sempre in ambito di arte storicizzata al femminile, l’omaggio di Di Donna alla grande artista dada e surrealista Meret Oppenheim ha spinto ad acquisti anche da parte di una istituzione americana. La Londinese Hazlitt Holland-Hibber ha dedicato l’intero stand alle geometrie di colore di Bridget Riley, e ha riportato diverse opere vendute per 200mila $.
La presentazione monografica non ha riguardato solo le artiste: la mega-galleria David Zwirner ha presentato una serie di lavori su carta di Josef Albers con le celebri geometrie cromatiche, trovando compratori per tutta la serie, fra cui anche un museo. La scelta delle opere su carta di grandi artisti è un modo intelligente di proporre grandi nomi a prezzi non milionari. Anche Gladstone ha seguito questa idea espositiva con Rauschenberg e i suoi disegni thailandesi del 1983, proposti e venduti attorno a 90mila $.
Tornando all’arte al femminile e ai rapporti coi musei, LGDR ha proposto una scultura metallica di Gego, già nelle centinaia di migliaia di dollari grazie anche alla retrospettiva in corso al Guggenheim per l’artista latino-americana di origine tedesca. Sempre nella scultura, la galleria ha presentato anche un lavoro del ‘nostro’ Melotti, presente anche dalla dirimpettaia Mignoni, galleria newyorkese con un forte interesse per l’arte italiana. Una delle gallerie più originali è stata Donald Ellis, che ha offerto opere di abitanti nativi dell’America del Nord, con un meritevole programma di recupero della loro storia; fra le sculture proposte spiccava una coppia di animali feroci lignei proposta a 650mila $, mentre una serie di disegni del XIX secolo che testimoniano la memoria di quegli anni difficili sono stati proposti fra i 10 e 100mila $. L’Arte americana classica è stata ben rappresentata da Bernard Goldberg Fine Art, dove facevano mostra due enormi dipinti di Whyet, originariamente per il grattacielo METLife a New York, dai prezzi a richiesta milionari.
Fonte: Il Sole 24 Ore