Telelavoro, Ubisoft dice basta alla quota del 100% e arrivano 3 giorni di sciopero

La creatività si sviluppa meglio in presenza. E’ partendo da questa considerazione che la multinazionale francese Ubisoft ha deciso di riequilibrare il telelavoro che finora ha consentito ai suoi 4mila lavoratori di lavorare da casa anche nella misura del 100%. Dal momento che la creatività è fondamentale per una società che sviluppa, pubblica e distribuisce videogiochi, soprattutto in una fase critica in cui le ultime uscite non hanno ottenuto i risultati di vendita previsti, allora, il messaggio inviato a tutti è che si torna a lavorare in presenza. Il richiamo in sede, per tre giorni alla settimana, ha però scatenato proteste e presidi. In Francia i sindacati hanno proclamato 3 giorni di sciopero da martedì 15 al 17 ottobre, mentre in Italia la Fiom Cgil di Milano ha indetto uno sciopero per il 17 ottobre.

Per il sindacalista di Solidaires informatique Marc Rutschlé si tratta di «una proposta inaccettabile perché buona parte dei lavoratori è stata assunta proprio sulla base dell’accordo sullo smart working come vero e proprio prerequisito. In molti hanno colto l’occasione del lavoro da remoto per allontanarsi dal caos delle città, per accedere ad alloggi più grandi e a migliori condizioni di vita e oggi non possono più tornare indietro. Altri hanno scelto questa condizione per poter lavorare nonostante problemi di salute. Sono molte le rivendicazioni degli sviluppatori e tutte da prendere seriamente in considerazione».

La decisione è arrivata attraverso una comunicazione aziendale, senza che fosse preceduta dal confronto con i sindacati e, data la fase non semplice che ha anche una ripercussione sul titolo in Borsa, per i sindacati sembrerebbe più che una strategia organizzativa dovuta al rilancio della creatività e del lavoro in team in presenza, un modo per spingere le persone a dimettersi.

Anche in Italia, c’è aria di mobilitazione tra i quasi cento lavoratori. Andrea Rosafalco della Fiom Cgil meneghina, spiega che «c’è il timore che la decisione dell’azienda produca effetti gravi: in particolare, la concreta impossibilità per molti di proseguire il lavoro in Ubisoft. È impensabile che un giovane che vive in un’altra regione o comunque lontano dal nostro territorio, possa passare tre giorni alla settimana a Milano, stravolgendo la propria esistenza: non è sostenibile economicamente e ingiusto umanamente».

Fonte: Il Sole 24 Ore