Terremoti, installato il Das per studiare la terra con la fibra ottica

Sperimentare l’utilizzo della fibra ottica utilizzata per le telecomunicazioni come innovativo sensore sismico. E’ l’obiettivo dell’INGV e della Università Federico II di Napoli che hanno recentemente completato l’installazione di un dispositivo di rilevamento acustico (Das) a Tito Scalo (in provincia di Potenza, dove l’azienda di telecomunicazioni Metis ha messo a disposizione dei ricercatori un tratto di fibra ottica lungo circa 20 km.

Parliamo dell’area del cratere dell’Irpinia, quella che fu devastata dal terremoto del 1980. La ricerca scientifica ha trasformato quella zona tra Campania centrale e Basilicata centro-settentrionale in una lente di ingrandimento per comprendere sempre meglio la genesi dei grandi terremoti.

Implementato l’Osservatorio sui terremoti

Il Das verrà utilizzato dall’ Irpinia Near Fault Observatory (Nfo), frutto della collaborazione tra l’INGV e l’Università degli Studi di Napoli Federico II e che ha sede a Napoli presso lo stesso ateneo. L’Osservatorio, nato nell’ambito dell’European Plate Observing System (EPOS) e recentemente implenetato e finanziato (1,9 milioni) dal PNRR Monitoring Earth’s Evolution and Tectonics (MEET), ha lo scopo di realizzare in quest’area, tra quelle a più alta pericolosità sismica d’Italia, un monitoraggio all’avanguardia del sistema di faglie sottostanti.

Obiettivo: creare una costellazione di stazioni di monitoraggio

Le azioni principali sono due: da un lato la trasformazione di singole stazioni sismiche in costellazioni di stazioni, ovvero in serie di sensori ravvicinati, capaci di captare la microsismicità locale anche con magnitudo estremamente basse, e dall’altro la sperimentazione sulle potenzialità della normale fibra ottica da telecomunicazione di fungere da sensore sismico.

Grandi potenzialità della fibra ottica

«Le misure provengono da una sorgente laser che invia impulsi luminosi all’interno della fibra _ spiega Gilberto Saccorotti, ricercatore dell’INGV _ Ogni minima deformazione della fibra modifica la lunghezza del cammino ottico degli impulsi e la misura di questa variazione consente di determinare la deformazione del terreno dovuta, ad esempio, al passaggio di un’onda sismica. Il dispositivo è in grado di effettuare queste osservazioni centinaia di volte al secondo, con una spaziatu+ra dei punti di misura nell’ordine del metro, distribuiti lungo fibre lunghe anche decine di chilometri. Una quantità di dati enorme rispetto alle attuali reti sismometriche, che è potenzialmente capace di fotografare in maniera molto più dettagliata e continua la deformazione del suolo associata al fenomeno sismico».

Fonte: Il Sole 24 Ore