Tesla e la crisi dei chip, pagamenti in anticipo. Spunta l’ipotesi della fabbrica
La crisi dei semiconduttori, che sta vivendo in questo secontro trimestre la sua fase più acuta, mette a dura prova l’intraprendenza di Elon Musk. Il fondatore e ceo di Tesla sta escogitando nuove strategie per evitare colli di bottiglia nella produzione. Fermi obbligati delle linee – di cui sono vittima quasi tutte le marche in misura diversa, tra quelle che ne hanno risentito meno ci sono Toyota e Bmw – che secondo le stime della società di consulenza Alix Partners porteranno nel 2021 a un calo pari a 3,9 milioni di veicoli prodotti (la previsione era di 2,2 milioni a gennaio) e a mancato fatturato per 110 miliardi di dollari. Fitch Ratings prevede una calo pari al 5% dei ricavi stimati per il 2021, anche in questo caso ben oltre i 100 miliardi di dollari.
Ecco perché il produttore californiano prevede di pagare in anticipo i chip per assicurarsi la fornitura dei materiali cruciali per superare la carenza di semiconduttori globale, secondo quanto riportato dal Financial Times, citando persone informate. Il produttore di auto elettriche sta anche valutando l’acquisto o la realizzazione di un impianto per prodursi i chip direttamente in casa. Un’operazione che potrebbe costare cara, fino a 20 miliardi di dollari, e che per questo non viene ritenuta possibile dagli analisti, anche per le difficoltà tecniche oggettive che pone.
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L’incendio nella Gigafactory in Germania
Intanto un incendio è scoppiato nella notte tra martedì e mercoledì partendo dai cavi elettrici che collegano la fabbrica in costruzione di Tesla vicino a Berlino, da memsi oggetto di polemiche per i ritardi accumulati (la produzione doveva prendere il via a luglio) a causa dell’opposizione di gruppi ambientalisti. L’atto è stato rivendicato da un gruppo di estrema sinistra. «Abbiamo tagliato l’alimentazione elettrica al cantiere della Tesla Gigafactory a Grünheide, vicino a Berlino, nella notte tra il 25 e il 26 maggio 2021, dando fuoco a sei cavi ad alta tensione posati in superficie», è scritto nella rivendicazione comparsa sul sito web di estrema sinistra Indymedia. «Tesla non è né verde, né ecologica né sociale, il nostro fuoco è contro le bugie dell’automobile verde», ha affermato il gruppo che firma il documento e che si chiama “Vulkangruppe”.
Secondo gli inquirenti, che stavano già indagando per incendio doloso, la rivendicazione è credibile. Il Vulkangruppe ha rivendicato nel recente passato diversi attacchi incendiari.
Fonte: Il Sole 24 Ore