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“The Brutalist”, una magistrale esperienza audiovisiva
Scritto da Corbet insieme alla compagna Mona Fastvold (regista del riuscito “Il mondo che verrà” del 2020), “The Brutalist” è un prodotto che ha avuto una lunga lavorazione e che trova la sua massima espressione artistica in quelle sale in grado di proiettarlo in pellicola 70mm, come è stato mostrato proprio a Venezia.
Il fascino del passato
Anche per il fatto di essere girato in pellicola, è davvero un’esperienza di enorme fascino, aperta da una ouverture, a cui seguono due atti divisi da un intervallo di 15 minuti che portano il pubblico a vivere una proiezione d’altri tempi, richiamando le visioni di grandi film del passato e con una logica che può ricordare il cinema di Quentin Tarantino e Paul Thomas Anderson. Al termine c’è un epilogo che non è però tra le sequenze più riuscite dell’operazione, anzi, vista la forza della produzione complessiva, finisce per risultare piuttosto debole.
Se si può citare un film classico, tra i tanti che “The Brutalist” richiama, va certamente menzionato “La fonte meravigliosa” di King Vidor, film del 1949 tratto dal romanzo di Ayn Rand e interpretato da Gary Cooper, ma Corbet ha comunque il talento per dare vita a un lavoro originale e brillante, forte di un secondo atto che ha una crescita straordinaria, tanto per il ritmo quanto per lo spettacolare tappeto sonoro. Splendida è in particolare una lunga sequenza ambientata tra i marmi di Carrara, forse l’apice dei 215 minuti di durata. Non fatevi però spaventare dalla lunghezza, il film ha un ritmo potentissimo, capace di crescere grazie allo straordinario duetto che si va a creare tra i due personaggi principali: Tóth e il misterioso magnate Harrison Lee Van Buren, due figure scritte benissimo e ancor meglio interpretate da due attori in stato di grazia, Adrien Brody (Tóth) e Guy Pearce (Van Buren).
Fonte: Il Sole 24 Ore