Tod’s illumina l’Hangar Bicocca, Gucci fa sfilare 68 coppie di gemelli
Giunti al terzo giorno di sfilate, Milano finalmente emoziona. «Sempre più lavoriamo come a teatro», racconta Alessandro Michele a conclusione dello show Gucci, commovente esplorazione del topos del doppio e della gemellitudine. Capita di rado che la moda tocchi in maniera così puntuale un nodo tanto intimo e profondo. Bastano sessantotto coppie di gemelli identici, e un colpo d’occhio straordinario. Il meccanismo narrativo è rivelato nel finale, accompagnato da una struggente composizione per archi – realizzata di proposito, proprio come a teatro – quando si solleva la cortina che divide per lungo la passerella e i modelli escono dalle due aperture della quinta di fondo, si prendono per mano e, percorsa tutta la pedana, si separano.
Altri designer in passato hanno toccato il tema del doppio: Marc Jacobs da Louis Vuitton, Jun Takahashi da Undercover, ma questa volta è diverso. La reazione del pubblico è gutturale: groppo in gola e lacrime. Simile a un rito iniziatico di ricongiungimento con l’altra metà a lungo cercata, l’usuale camminata in passerella innesca pensieri che da sempre percorrono la mente umana. Pensieri che Alessandro Michele, figlio di una madre gemella che condivideva la casa con la sorella identica e la di lei famiglia, sollecita con sentimento e intensità, e una verve teatrale sintetica piuttosto che ridondante.
«La moda che faccio, invece è chiara da leggere: mi piace citare, con una evidenza quasi pornografica», spiega a proposito della collezione. A questo giro sono gli anni 80 dei club e i tardi 70 del folk lisergico, inframezzati da esplorazioni grafiche di silhouette ad alto tasso di sensualità. Il corpo è il centro dell’attenzione, intensificato dal doppio, ma a questo giro, consapevolmente, tutto passa in secondo piano rispetto alla messa in scena, perché oggi è solo il racconto che conta.
Il tema del twinning è nell’aria, e nel giro di un’ora torna da Sunnei, dove però è pretesto per una differente e non meno pregnante riflessione: la capacità della moda di mutare la percezione della persona. In borghese o nella moda ludica di Sunnei, i gemelli sono uguali nella sostanza, ma appaiono diversi.
Da Tod’s non si rischia, ma non è nemmeno il luogo. Walter Chiapponi, capace direttore creativo, crea un guardaroba perfettamente normale di pezzi intonsi, liquidi, realizzati in materie d’eccezione. Abiti che non fanno spettacolo ma si vogliono mettere, e spettacolare è comunque la location, l’austero ma vivo Hangar Bicocca.
Fonte: Il Sole 24 Ore