Torino dionisiaca capitale del Liberty
In eleganti forme svariate, ritratti di giovani fanciulle in fiore, voluttuose linee sinuose, decori floreali e richiami alla natura armonicamente declinati per permeare l’ovunque di bellezza e, al contempo, avvicinare l’arte alla quotidianità. Può essere così tratteggiato il messaggio del Liberty, lo stile omnicomprensivo che in Torino trova la città simbolo di una stagione di rinnovamento estetico, artistico e sociale. A marcare indelebilmente la svolta dell’ex capitale del Regno, nel segno dell’Arte Nuova, fu un evento di portata epocale: la Prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna. A Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino, fino al 10 giugno 2024, la mostra Liberty. Torino Capitale, attraverso un centinaio di opere approfondisce con garbata raffinatezza il fondamentale ruolo della città (Torino punta a entrare nel RANN di Bruxelles e la sua candidatura a Città Patrimonio Mondiale UNESCO per il Liberty ) per l’affermarsi di questo stile.
1902
Correva l’anno 1902 e la città sabauda si trovò catapultata sul proscenio mondiale, con costruzioni effimere che rappresentano il meglio degli innovativi progetti architettonici e non solo del nuovo secolo, imprimendo così una svolta determinante per la città e l’intero paese. “Tenacemente voluta da un gruppo di artisti, intellettuali e professionisti torinesi per riscattare il ritardo culturale dell’Italia per la mediocrissima figura all’Exposition Universelle de Paris, con un padiglione disastrosamente antiestetico e il contenuto non all’altezza di quello che avrebbe potuto e dovuto”, come spiega la curatrice Beatrice Coda Negozio, la città rispose “dando vita a un modello di civiltà urbana unico, espressione di un consapevole atteggiamento degli amministratori locali che agirono all’unisono per promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio. Si progettano e realizzano infrastrutture e servizi per la cittadinanza di elevata qualità architettonica e sofisticata esecuzione costruttiva, in primis scuole (…) Opere funzionali e belle, create nel rispetto della dignità per la persona”.
Bagni popolari
Ne costituiscono mirabile esempio di Bagni popolari: nel giugno 1901 in Via VI Marzo si inaugura il primo stabilimento in muratura riscaldato. Quelli di Via Vanchiglia sono ancora in funzione. Nei primi anni del secolo la città è in pieno sviluppo industriale e l’attività edilizia febbrile.
Villa Crimea
La committenza pubblica e privata chiede ville (vedasi Villa Crimea, con l’inconfondibile torrino in Via Casteggio), villini, case popolari, opifici, scuole (ne è un esempio quella elementare, Ludovico Antonio Muratori, in Via Ricasoli, progettata da Camillo Dolza e Giulio Casanova) , asili, chiese, impianti sportivi, caserme, ospedali, monumenti e spazi per un’intera comunità di persone, come il “il Villagio Leumann” con la sua Chiesa di Sant’Elisabetta a firma di Pietro Fenoglio.
Dal Barocco al Liberty
“Lo spirito tellurico del Barocco ha trovato in Torino il terreno più fertile per risorgere nel Liberty con esiti creativi e originalità formali che la pongono quale non secondaria capitale di questo stile in europa e nel mondo” scrive Carlo Luigi Ostorero, che ne spiega in appena un ventennio la nascita e il veloce tramonto perché “troppo distante dal canone della tradizione, dalla romanità e dal sommo e sempre incombente Rinascimento, il Liberty veniva considerato ufficialmente troppo libero interprete di ciò che doveva incarnare lo spirito di costruzione o, meglio, di completamento, del progetto anche fisico della nazione”.
Fonte: Il Sole 24 Ore