Torre dei Moro, appalto unico per 82 famiglie. E ciascuna pagherà sino a 30-40mila euro
Un grattacielo di 20 piani (18 fuori terra e due sotto) colpito a macchia di leopardo dalle fiamme e bruciato in mezz’ora; 82 nuclei familiari per un totale di più di 100 persone coinvolte. Quando il 29 agosto 2021, a Milano, prese fuoco la Torre dei Moro, non c’erano in Italia precedenti di incendi residenziali su grattacieli di tali dimensioni (solo due anni prima a Londra aveva preso fuoco la Grenfell Tower, in cui aveva perso la vita anche una giovane coppia italiana).
L’appalto
Un dedalo di assicurazioni, perizie, accertamenti preventivi per quantificare i danni, accertare i responsabili da rinviare a giudizio, ripartire gli oneri e rilanciare la ricostruzione. Oggi, a distanza appunto di tre anni, la macchina della ricostruzione si è messa in moto «con un appalto unico di particolare complessità da oltre 20 milioni – spiega Roberto Panetta, avvocato dello Studio Panetta law firm, avvocato civilista del condominio di via Antonini 32 nonché inquilino della Torre, dove aveva acquistato un bilocale – che tiene insieme le istanze di ricostruzione delle parti comuni e di rifacimento degli interni, ripristinando – a carico delle assicurazioni – materiali e rifiniture di valore analogo a quelli che erano stati inseriti negli appartamenti e lasciando a carico degli inquilini eventuali scelte di personalizzazione più costose rispetto allo standard previsto». Facile a dirsi. In realtà, la stesura nero su bianco di obblighi e facoltà da parte del costruttore, delle 82 famiglie e delle assicurazioni chiamate a coprire i costi, ha richiesto un lavoro di cesello, che, appunto, non poteva prendere spunto da precedenti casi analoghi.
«La gara è stata indetta a settembre 2023 ed è stata complessa perché si doveva trovare un general contractor affidabile ed evitare il rischio di imprevisti – spiega Panetta -. A maggio è stata individuata la Imprecom srl, con un unico contratto di appalto per la ristrutturazione delle parti comuni e degli appartamenti cui aderiscono per mandato tutti i proprietari degli appartamenti. Le assicurazioni private sostengono il costo delle opere di ripristino con surrogazione verso i responsabili, una volta accertati. Infine, il contratto contiene un sistema di protezione dalle varianti per minimizzare di incappare in costi extra imprevisti e che ricadrebbero a carico dei condomini».
I cantieri si sono aperti il 19 luglio scorso e la consegna è prevista per giugno 2026. Tuttavia, per le villette e le case circostanti più basse, dove sono caduti detriti ed anch’esse danneggiate, la riconsegna è prevista prima, in due tranche: a marzo e a luglio 2025.
I costi
Se i costi di appalto per la ricostruzione – oltre 20 milioni di euro – sono a carico delle assicurazioni, questi non coprono le spese di demolizione. «Le polizze, infatti, coprono i costi fino al massimale di 150mila euro ma una quota di circa 600-700mila euro – spiega ancora Panetta – sarà a carico di tutti i residenti. E non tutti hanno la casa inagibile. Ci sono appartamento distrutti, altri danneggiati in maniera meno grave, altri praticamente intatti ma inagibili». Se il disastro è natuirale, infatti, si erogano aiuti e indennizzi. Se è colposo, come in questo, caso, ciò non è previsto. Tutti pagheranno per la demolizione e lo smaltimento dei detriti nelle parti comuni e «Ci saranno alcuni condomini – aggiunge ancora Panetta – che dovranno sborsare fino a 30-40mila euro». A ciò vanno aggiunte le spese condominiali, le parcelle per gli avvocati e i periti e soprattutto i canoni d’affitto in attesa di poter rientrare. «La stessa assicurazione – conclude Panetta – ha quantificato che ogni anno l’esborso di tutti i condòmini per vivere fuori casa, tra chi ha comunque il mutuo da pagare (solo alcune banche hanno acconsentito a negoziarne la sospensione) su una casa inagibile e di affitto di un appartamento provvisorio – ammontano a 2,5 milioni di euro l’anno».
Fonte: Il Sole 24 Ore