tra Opportunità e Rischi di un Approccio Quantitativo”
Non tutto è traducibile in numeri
Talvolta si sottovaluta che misurare non è gratis. Ha costi diretti, come gli strumenti, gli investimenti tecnologici e il tempo dedicato all’analisi, e costi indiretti, non solo economici. Mi riferisco ad esempio a possibili mancate opportunità. Le risorse investite per raccogliere e analizzare i dati potrebbero infatti essere utilizzate diversamente: per sviluppare nuove idee e innovazioni, migliorare le relazioni interne o risolvere problemi complessi. Inoltre, tutto ciò che scegliamo di non misurare finisce per essere trascurato. È come focalizzarsi sulla salute di un albero mentre l’intera foresta brucia. Un’azienda può investire enormemente per monitorare parametri finanziari dettagliati, ma ignorare segnali di malessere organizzativo, come il calo di fiducia tra i dipendenti, la perdita di talenti chiave o il calo della reputazione sul mercato. Perché? Perché queste dimensioni sono più difficili da tradurre in numeri. E così, mentre ci vantiamo di avere “tutto sotto controllo”, perdiamo di vista il quadro generale. Il recente caso di Stellantis e del suo CEO Carlos Tavares rientra in questa casistica. Il manager, risultati alla mano, ha fatto guadagnare moltissimo gli azionisti per diversi anni, ma pochi mesi fa è stato licenziato lasciando un’azienda molto meno in salute rispetto al momento della sua nomina.
La fiducia cieca nei dati è una forma di arroganza. Sottintende che il mondo sia semplice, lineare e prevedibile. Ma il management non è una scienza esatta. È un’arte che richiede sensibilità, intuizione e una profonda comprensione delle persone e delle dinamiche sociali, politiche e di mercato. Il vero problema non è la misurazione in sé, ma il modo in cui viene utilizzata. I numeri possono guidarci, ma non devono accecarci. Affidarsi solo ai numeri è come tentare di navigare con una mappa precisa ma obsoleta, ignorando le correnti e le tempeste improvvise.
Rimettere i dati al loro posto
Il rimedio non è rinunciare ai dati, ma rimetterli al loro posto: non si decide attraverso i dati, si decide interpretando i dati. E qui si torna al valore delle persone all’interno di un’organizzazione. Abbiamo bisogno di persone che sappiano muoversi in contesti incerti e fluidi, reinterpretando costantemente il contesto entro cui si muovono. È importante puntare a responsabilizzare le persone, insegnare loro a interpretare i segnali deboli e a prendere decisioni che vadano oltre ciò che è immediatamente misurabile.
In un contesto complesso, i numeri sono una bussola utile, ma il timone deve restare saldamente nelle mani di chi sa leggere il mare. Perché, alla fine, il vero valore non si misura in Excel. Si misura nell’impatto che lasciamo sulle persone, nelle decisioni coraggiose e nei cambiamenti significativi che siamo capaci di generare.
*Partner di Newton Spa
Fonte: Il Sole 24 Ore