tra promozione e rispetto del patrimonio artistico

Individuare delle location fuori dal comune, “inviolate” ed insolite, è richiesta sempre più frequente nei brief che arrivano sulle nostre scrivanie. Come negare effettivamente che un evento aziendale, sia esso una convention, un lancio di prodotto, un workshop, una cena, organizzato in un luogo insolito crei un appeal maggiore per gli ospiti che ne prenderanno parte?

L’esperienza fuori dall’ordinario rende l’evento memorabile contribuendo a creare un’atmosfera di esclusività e distinzione. Questo è fuor dubbio!

Gli aspetti positivi…

A sostegno della tesi, non possiamo non riconoscere alcuni aspetti positivi che possono generarsi come la valorizzazione del patrimonio storico/artistico, perché attraverso il pubblico partecipante si crea necessariamente una promozione del bene (in taluni casi anche involontariamente, ad esempio condividendo sui propri social degli scatti fotografici); il sostegno finanziario, poiché i costi previsti per l’affitto contribuiscono alla manutenzione dei siti storici (considerando i budget pubblici spesso limitati) e, last but not least, la creazione di sinergie culturali tra sito storico e azienda organizzatrice che, seppur in maniera circoscritta nel tempo, diventa a tutti gli effetti un “mecenate” dei giorni nostri.

… e quelli negativi

Ma come in tutte le situazioni, ahimè, ci sono anche dei contro che non bisogna sottovalutare e che possono in qualche modo influire negativamente su tutta la vicenda.

Da una parte registriamo ad esempio il rischio di danneggiare opere d’arte, arredi e tutto ciò che è possibile trovare in questi luoghi (con la movimentazione delle attrezzature, ad esempio), o di snaturare l’essenza del luogo con allestimenti e/o installazioni più o meno impattanti, o ancora di alterare le condizioni ambientali (umidità, ad esempio) determinate dalla presenza in contemporanea di molte persone; dall’altra, potrebbe esser non del tutto apprezzato il fatto di “privatizzare” lo spazio, limitandone di fatto l’accesso al pubblico visitatore, trasmettendo così un’immagine di commercializzazione eccessiva e la conseguente mancanza di rispetto per il valore culturale del luogo.

Fonte: Il Sole 24 Ore