Trafoi e Solda, un tuffo fra natura e leggende con vista sul Gran Zebrù

Trafoi e Solda, un tuffo fra natura e leggende con vista sul Gran Zebrù

Destinazione Val Venosta, la porzione più orientale del Sud Tirolo, quella che guarda al confine con la Svizzera e l’Austria, quella del Lago di Resia e del suo iconico campanile sommerso, quella della Val Senales e di Glorenza, famosa per le sue mura medievali e il suo affascinante centro storico. Ma è anche quella di Trafoi e degli scenari ancora incontaminati o quasi del Parco Nazionale dello Stelvio. E se d’estate l’apertura del passo al traffico su ruota è sinonimo di maggiori presenze di visitatori, è l’inverno, con mezzo metro di neve a suggellarne il paesaggio, che si può apprezzare fino in fondo l’autenticità di questi luoghi, entrando in contatto con le sue bellezze naturali e con un modo di vivere la montagna (e l’ospitalità) lontano da quei modelli che caratterizzano altre località dell’Alto Adige molto più battute dai flussi turistici.

L’inverno regala poesia

La passeggiata con le ciaspole nel canyon lungo il Rio Trafoi è un’esperienza assolutamente da non perdere, specialmente quando le rive del fiume sono ricoperte da un’abbondante coltre bianca come in questo periodo. Il pensiero corre immediatamente ai paesaggi incontaminati del Canada o del Grande Nord, dove la natura la fa da padrona, dove i rumori di sottofondo sono quelli dello scorrere dell’acqua e dove non è raro incrociare qualche cervo. Una piccola Narnia in cui immergersi per riscoprire il piacere del silenzio e perdersi nei colori dell’inverno, a poche decine di metri dalle poche case del centro abitato (50 le persone residenti in paese), che si nasconde agli occhi dietro un’immaginaria porta.

Trafoi è anche una (piccola) stazione sciistica, con solo quattro impianti di risalita, fra cui il tappeto che ospita il campo scuola nei pressi della chiesa che fa da sfondo a molte delle immagini da cartolina di questa valle. Sebbene offra solo una ventina di km di piste, per una giornata sugli sci è più che sufficiente, soprattutto se si sale con la seggiovia fino a quota 2400 metri e da lì si scende fino a valle per 900 mt di dislivello, attraversando il bosco su ripidi pendii perfettamente preparati e con pochissime altre persone con cui dividere. Di questo comprensorio resta poi il ricordo del panorama, veramente maestoso che si gode dalle piste o comodamente seduti sulla terrazza del rifugio Forcola, meta prediletta anche per chi sale in quota con le ciaspole o gli sci alpinismo e si concede un meritato relax e un buon piatto di canederli contemplando il massiccio dell’Ortles, che domina il paesaggio con i suoi 3.905 metri di altezza. Se lo sci è ancora sinonimo di immersione consapevole nella natura e di contatto diretto con la montagna e il suo magico paesaggio, lo deve a comprensori come Trafoi.

All’Hotel Bellavista, nella casa di Thöni

Più di 150 anni fa, torniamo infatti al 1872, era una locanda che operava anche da stazione di interscambio dei cavalli per i viaggiatori in transito da e verso il passo dello Stelvio. Oggi, e come allora, ad accogliere gli ospiti è la famiglia Thöni, e in particolare Petra, una delle figlie del mitico Gustav (che fa anche da accompagnatrice degli ospiti nelle ciaspolate), affiancata dal marito Stephan. Soggiornare all’Hotel Bellavista (https://www.hotelbellavista.eu/), per gli over 50 almeno, è un salto nel passato, ai tempi della Valanga Azzurra di sci, il cui ricordo aleggia anche nell’accogliente lounge con camino (qui è stato girato l’omonimo docufilm di Giovanni Veronesi) e diventa tangibile nella piccola galleria-museo allestita di fianco alla sala ristorante. Le coppe del mondo (le copie originali in cristallo) sono il pezzo forte di una collezione che comprende diversi cimeli della carriera di Thoeni (tute, pettorali, medaglie, ritagli di giornale e naturalmente anche tutti gli attrezzi da gara), perfettamente conservati e ordinati in una grande teca di vetro. Gesta sportive a parte, l’hotel si fa apprezzare dopo una giornata all’aria aperta per tanti motivi: alcune delle sue 25 camere dispongono di vasca idromassaggio adagiata sull’ampio terrazzino (un privilegio il bagno caldo al calar della sera con sguardo sulla valle completamente innevata), un ristorante con una proposta di piatti tipici e gourmet a filiera corta e un’area wellness di tutto rispetto che conta di una sauna finlandese all’aperto con una grande vetrata aperta sulla valle (qui si tengono sessioni di aufguss in determinati giorni) e un’infinity pool esterna riscaldata con una meravigliosa vista sulle vette dell’Ortles e del Madaccio. Il tutto in un’atmosfera familiare con il sorriso indimenticabile di Gustav Thöni a fare da cornice.

A Solda per sciare oltre i 3000 metri

Un altro vantaggio per chi decide di passare una vacanza sulla neve a Trafoi è la vicinanza con Solda, che dista una ventina di minuti di auto. Qui il comprensorio sciistico è decisamente più grande e attrezzato – grazie a una rete di cabinovie, seggiovie e una doppia funivia che serve circa 45 chilometri di piste tra facili (che sono la metà del totale), medie e difficili – e regala la suggestione di poter sciare sopra i 3200 metri, partendo da Punta Beltovo per scendere fino ai 1.900 metri della stazione più a valle avendo come sfondo la sagoma imponente della parete Nord del Gran Zebrù (secondo la leggenda il “castello degli spiriti meritevoli” e al quale è dedicata una delle piste nere) da una parte e quello del Gruppo del Cevedale dall’altra. Il paese non ha il fascino incantato di Trafoi ma è pur sempre uno storico borgo alpino (fino a metà Ottocento fatto di poche malghe per portare il bestiame in estate) incastonato in un panorama di rara bellezza e non manca di offrire a propri ospiti valide alternative allo sci da discesa, dallo sci di fondo da praticare su un anello di 7 chilometri ai tanti sentieri (per complessivi 80 chilometri percorribili in estate) da affrontare ben equipaggiati che si addentrano nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio.

Fonte: Il Sole 24 Ore