Trafori, riapre il Gottardo (Svizzera) ma con la Francia è di nuovo emergenza

Riapre il Gottardo, chiude il Monte Bianco. E’ la sintesi di quanto accaduto lunedì 2 settembre sul versante dei trafori alpini. In mattinata (ore 10,30) le Ferrovie svizzere (Sbb) hanno annunciato la completa riapertura del tunnel di base del Gottardo per il traffico merci e passeggeri. Oltre a essere il tunnel ferroviario più lungo al mondo (57 km), il Gottardo rappresenta un’arteria strategica che collega il nord e il sud dell’Europa. La sua funzione è essenziale anche per l’Italia e la riattivazione della galleria di base, rimasta chiusa per oltre un anno in seguito al deragliamento di un treno merci nell’agosto 2023, è sicuramente un evento rilevante per l’export nazionale.

Nel pomeriggio (ore 17), in Valle d’Aosta, è scattata la chiusura integrale del tunnel stradale del Monte Bianco, un’opera altrettanto strategica per i collegamenti tra la Francia e l’Italia. Il traforo sarà sottoposto a urgenti lavori di risanamento della volta e resterà inagibile per 105 giorni consecutivi, fino al 16 dicembre 2024. In origine, questi lavori erano stati pianificati nell’autunno del 2023. Poi il cantiere ha subito il rinvio di un anno deciso dalle Commissioni intergovernative italiane e francesi. Uno slittamento necessario per mantenere aperta una via di comunicazione tra Francia e Italia dopo la frana avvenuta sulla A43 in Francia (nella regione della Maurienne) il 27 agosto 2023 e scongiurare la chiusura contemporanea di più trafori. Dopo un anno, tuttavia, il tunnel ferroviario del Frejus è ancora bloccato e la sua riapertura è già slittata alla primavera del 2025. E così, lato Francia, siamo nuovamente in piena emergenza con 2 tunnel strategici chiusi contemporaneamente: il Monte Bianco (stradale) e il Frejus (ferroviario). In questo caso, al contrario della Svizzera, un danno per il nostro export e per i trasporti.

Riapre il Gottardo

Nella galleria di base svizzera tornano a transitare fino a 260 treni merci e 70 treni viaggiatori al giorno. Il Gottardo, tratta fondamentale del corridoio internazionale Reno Alpi (Genova Rotterdam), mette in relazione i porti liguri e l’intero Nord Ovest italiano con il Centro e Nord Europa. Una quota significativa dell’export italiano (circa 18 milioni di tonnellate di merce l’anno) viaggia attraverso il tunnel ferroviario del Gottardo. I clienti del traffico merci riguadagnano da 60 a 75 minuti per viaggio. In precedenza, infatti, fino al 20% dei treni merci doveva transitare sulla linea panoramica. Per quanto riguarda il servizio passeggeri, tornano attivi tutti i collegamenti diretti con l’Italia: oltre a Milano e Venezia, anche Genova e Bologna sono di nuovo raggiungibili dalla Svizzera senza cambi.

Chiude il Monte Bianco

Il progetto di risanamento del traforo prevede due fasi-test nel 2024 e nel 2025, che permetteranno di determinare la metodologia operativa più efficace per i futuri interventi. Se la tecnologia impiegata nel 2024 dimostrerà di essere efficace, nel 2025 si procederà con ulteriori lavori di risanamento. Complessivamente, l’investimento previsto per questi lavori è di circa 50 milioni di euro. Tmb-Geie (l’ente che gestisce il traforo) precisa che la complessità e la natura dei lavori rendono impossibile consentire il passaggio del traffico veicolare, anche temporaneamente, durante l’intera durata del cantiere.

Durante la chiusura, Tmb-Geie ha elaborato una mappa degli itinerari alternativi in collaborazione con le Prefetture della Valle d’Aosta, dell’Alta Savoia, del Piemonte e della Savoia. Si stima che circa il 90% dei mezzi pesanti utilizzerà il traforo stradale del Frejus, mentre i veicoli leggeri si ripartiranno tra il Gran San Bernardo, il Frejus e il colle del Piccolo San Bernardo, che però potrebbe chiudere in caso di neve. Secondo le prime stime, la chiusura del tunnel del Monte Bianco comporterà nel 2024 un calo dei flussi veicolari pari al 16,5% rispetto al 2023. Tra le imprese monta la preoccupazione. Dice Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte: «La questione è che non abbiamo un piano B. Se il traforo stradale del Frejus dovesse avere un problema, rimarremmo bloccati. I costi aumenteranno, come le difficoltà nei trasporti. La Francia è uno dei maggiori partner commerciali dell’Italia per lo scambio delle merci: parliamo di 45 milioni di tonnellate annue».

Fonte: Il Sole 24 Ore