Trasformazione delle miniere in attrazioni turistiche: l’esperienza italiana

Casco e lampada, scarpe robuste e giubbotto. E poi via in fondo al pozzo a bordo della gabbia, l’ascensore che portava i minatori nei cantieri sottoterra. A ripercorrere questi passaggi oggi ci sono i turisti, perché, terminata la fase estrattiva, in molte miniere è iniziata quella turistica. E non solo in Colorado, dove i giorni scorsi, si è verificato un incidente che ha coinvolto 12 persone impegnate in una visita.

Dal Belgio all’Italia

La nuova vita delle miniere “in sonno” interessa anche il panorama europeo, come i siti di carbone del Belgio e dell’Olanda o quelli di Germania e Polonia. E le numerose miniere presenti in Italia. Non a caso proprio nel nostro Paese, ogni anno, su iniziativa dell’Ispra viene celebrata con iniziative, dibattiti, escursioni la “Giornata delle miniere e dei parchi minerari”, gli organismi, nati nei siti dove la produzione è cessata, per valorizzare e sfruttare l’eredità delle aziende estrattive. Il filo conduttore è pressoché identico: visita guidata e racconto di ciò che l’industria mineraria estrattiva ha realizzato nel corso degli anni. Dalle tecniche di studio e perforazione ai brevetti depositati e utilizzati per la costruzione di dispositivi e macchinari da usare durante la produzione.

Il turismo in miniera funziona

Il turismo nelle miniere “in sonno” comunque, nonostante numeri ancora bassi, funziona. Lo confermano le visite che ogni anno si registrano nei diversi siti sparsi dal Piemonte alla Sardegna, dalla Lombardia alla Toscana. In Piemonte nella miniera del Taglione, sito dedicato alla “coltivazione dell’oro” e , dal 2023 gestita da uno studio professionale che si occupa di geologia tecnica e, tra le altre cose di progettazione di itinerari tematici, mappatura reti sentieristiche e guide alle escursioni le visite si possono effettuare da maggio a ottobre. In Sardegna si può visitare partendo con il treno, prendendo poi l’ascensore e raggiungendo la grotta naturale scoperta nella miniera, il sito di San Giovanni o l’infrastruttura mineraria (una galleria che finisce a picco sul mare) di Porto Flavia a Masua. C’è, tra le altre, anche la miniera di magnesite a Livorno, la Galleria Emilia a Piancastagnaio a Siena e quella di Gorno dove si lavora anche per riaprirla.

L’elenco indicato nella rete dei parchi e musei minerari dell’Ispra comprende miniere metallifere e di zolfo, oltre che talco (Garida tra le più antiche delle Alpi) e Salgemma.

A piccoli passi

«Dobbiamo dire che il trend è globale – premette Fabio Granitzio, geologo minerario con esperienza in ambito nazionale e internazionale – c’è una corsa ad adibire le miniere a scopi ricreativi e con vari usi che vanno dalla realizzazione di parchi avventura a bike parks in sotterraneo. In alcuni casi queste attività, come succede nelle miniere di sale in Sicilia, avvengono in contemporanea con l’attività estrattiva e il fenomeno interessa tutta l’Italia».

Fonte: Il Sole 24 Ore