Trasporto in città, vincono ancora le auto. Transizione lontana per le fasce più povere
È un’amara conferma quella che arriva dal 21° Rapporto sulla mobilità “Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani” a cura di Isfort, che sarà presentato oggi a Roma in collaborazione con il Cnel, con il supporto scientifico di Agens e Asstra, il sostegno di Fnc e che il Sole24Ore anticipa. Le automobili restano la scelta preferenziale per gli spostamenti in città, mentre l’intermodalità in chiave sostenibile aumenta sì ma con cifre minimali, quasi trascurabili e comunque non in grado da sole di incidere sulla montagna di spostamenti sulle quattro ruote.
Qualche tendenza
Per quanto riguarda i trasporti “verdi” nel primo semestre 2024 si assiste a una ripresa della mobilità sostenibile, con un miglioramento di quasi 3 punti rispetto al primo semestre 2023. Il contributo più significativo arriva dagli spostamenti a piedi (+2,4%) seguita dalla bici/micromobilità (+0,3%) e dal trasporto pubblico (+0,2%). Ma nonostante una mini-flessione dell’uso dell’automobile (-2,5%) la prospettiva di un riequilibrio modale è ancora molto lontana. A scavare il solco tra le quattro ruote private e il trasporto sostenibile, incluso il Tpl, sono i numeri: solo un terzo della popolazione va a piedi, usa i bus o le biciclette. Tutti gli altri, quasi il 65% nel 2023 e il 63,1% nel primo semestre di quest’anno, usano l’auto privata.
«Il tema centrale – dice Carlo Carminucci, economista dei trasporti e direttore della ricerca in Isfort – è la programmazione, le politiche dei trasporti urbani che purtroppo sono ancora molto carenti: senza una strategia convintamente alternativa agli spostamenti più tradizionali e inquinanti si riesce a muovere poco, uno zero virgola».
Il trasporto pubblico locale
Il futuro poi non è roseo, soprattutto per il trasporto pubblico locale. Il Rapporto segue le stime dell’Istat indicando un calo della popolazione stimato al 2044 da -4% a -8% (quasi 5 milioni di residenti in meno), in base allo scenario più o meno pessimistico. E dunque «in base alle stime da modello dell’Osservatorio «Audimob», si determinerà una riduzione del -2% degli spostamenti al 2034 e del -7% al 2044 (scenario mediano); gli impatti maggiori si determineranno sugli spostamenti della classe 14-19 anni (-15% al 2034 e -28% al 2044,), ma anche gli spostamenti dei lavoratori subiranno una contrazione del -6% al 2034 e del -14% al 2044». E naturalmente a farne le spese sarà soprattutto il trasporto pubblico.
«Abbiamo poi rintracciato una tendenza legata al reddito – aggiunge Carminucci – un aspetto clamoroso e inedito che inchioda le fasce di reddito più basse all’uso dell’auto privata: può sembrare un paradosso ma in realtà è un campanello d’allarme che segnala una carenza preoccupante di servizi nelle periferie che costringe le persone a muoversi con mezzi propri». I dati parlano chiaro e denunciano che il 72% dei cittadini che dichiarano un reditto medio comunale fino a 15mila euro utilizzano l’auto per i propri spostamenti contro il 15% che si muove a piedi, una percentuale che sale di quasi un punto per le fasce di reddito tra i 15mila e i 20mila euro (in questo caso usa la mobilità pedonale solo il 17% della popolazione). Risultato, il più alto tasso di mobilità sostenibile, il 39,6%, si rintraccia nella fascia oltre i 25mila euro che poi è quella che usa più delle altre i mezzi pubblici (12,5%) e che si muove più di tutte a piedi (21,6%). Stesso discorso per quanto riguarda le periferie: qui la quota di mobilità attiva scende sotto il 20%, la quota di trasporto pubblico sotto al 5%, mentre il peso di auto e moto supera il 75%.
Fonte: Il Sole 24 Ore